Gesu di nazareth

Via, Verità, e Vita

Chi è Gesù per te?

Gesù per me è


 Vai alla pagina 


Altri siti web

Padre Pio

da

Pietrelcina


Una delle più grandi anime mistiche della Cristianità


 Padre Pio 


Questo sito web è curato da Donato Calabrese, storico di Padre Pio da Pietrelcina 




Telebene

la Televisione

Spirituale


 TELEBENE 



















































Torna alla


HOME PAGE



Il Vangelo della Domenica

VANGELO DI DOMENICA 28 LUGLIO 2024

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

(Vangelo di Marco  6,1-15)

 

  “Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». 

   C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo”.

   Il racconto del miracolo della moltiplicazione dei pani, offerto dalla liturgia domenicale nella redazione del quarto vangelo attribuito a Giovanni, ci orienta già a un primo contenuto essenziale: la risposta misericordiosa di Dio alla folla smarrita di Galilea, emblema dell’umanità di tutti i tempi curvata di fronte ai grandi interrogativi dell’esistenza, portati perennemente a galla dalle difficoltà e dalle contrarietà della vita, e quindi anche dal dolore e della solitudine che l’essere umano si porta in dote fin da quando è apparso sulla scena del mondo. Ecco perché, al di là dello strepitoso miracolo che sfama i corpi, io personalmente credo di leggere un altro Segno ancora più grandioso che il quarto vangelo vuole aiutarci a leggere, per interpretare, attraverso il dono del Pane moltiplicato, quello ancora più grande della Presenza di Dio nella nostra vita, per mezzo di Gesù. Un Segno grazie al quale l’uomo che accoglie Dio nella propria vita, non sarà più solo, ma, con Dio al suo fianco, non temerà più nulla.

   È la Galilea, col suo lago benedetto e amato da tutti noi che abbiamo fatto esperienza dell’amicizia e dell’amore di Cristo, a fare da sfondo alle Parole e ai Segni operati da Gesù. È vicina la Pasqua, la grande Festa che riassume gli eventi di liberazione che hanno segnato la Storia del Popolo della Promessa, ma anche quello decisivo relativo alla manifestazione del Messia Liberatore. E Gesù è conscio dell’attesa febbrile che pervade le folle di Israele nell’imminenza di questa Festa così importante, così come sa quale tipo di Messia aspetta il popolo di Israele. Ma di questo parliamo dopo, a chiusura della nostra riflessione.

   Gesù alza gli occhi, ed il suo sguardo va all’immensa folla che accorre attorno a Lui. Nel vangelo di domenica scorsa abbiamo ascoltato che Lui prima vede, poi si commuove, perché erano come pecore senza pastore. Infine Egli dona loro la Sua Parola di Vita, predicando il Regno di Dio.

   Ora, Gesù compie uno dei miracoli più strepitosi. Ma prima di farlo provoca i suoi discepoli. Li interpella, dicendo loro: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Eppure Lui, sa bene quello che sta per fare. Cinque pani d’orzo e due pesci sono irrilevanti, quasi niente di fronte ai bisogni della folla presente. Ma qui, sulla riva del lago, la risposta di Gesù appare subito in positivo di fronte al pessimismo dei suoi discepoli. “Fateli sedere”, ordina ai suoi amici. L’evangelista offre un altro dettaglio che ci aiuta a comprendere il tempo, cioè la stagione in cui avviene il miracolo. 

   Già la prossimità della Pasqua, accennata all’inizio, inquadra la storia in un tempo compreso tra marzo e aprile. Il dettaglio “C’era molta erba in quel luogo” ci fa pensare appunto alla primavera. Ma andiamo oltre nella nostra riflessione, mirando proprio al cuore del racconto evangelico. Innanzitutto Gesù ordina ai discepoli di far sedere l’immensa folla. 

   È molto importante, questo testo, anche per l’analogia con quelli presenti nella tradizione dell’ultima cena. Gesù prende il pane e pronuncia su di esso la preghiera di benedizione: “Benedetto tu, Adonaj, Dio nostro re del mondo, che fai crescere il pane della terra”. Poi spezza il pane come un padre di famiglia, ma conferendo al suo gesto un’impronta particolare, inimitabile, che si ripeterà nella Cena dell’addio e che permetterà, poi, ad alcuni suoi discepoli, di riconoscerlo da Risorto, a Emmaus.

   Il miracolo è presentato con una narrazione sobria, snella, senza enfasi, proprio secondo lo stile ineguagliabile del Rabbi di Nazareth.

   Dicevo a proposito dell’analogia tra questo testo e la tradizione eucaristica della Cena, presente nei vangeli sinottici, a cominciare dal termine eucharistêsas. Qui, più che altrove, si avverte la grande analogia tra questo strepitoso miracolo compiuto da Gesù ed il miracolo ancora più grande che egli opererà nell’ultima Cena, allorquando donerà il suo Corpo ed il suo Sangue come cibo e bevanda per il popolo escatologico: quello dei tempi ultimi, e che comprende anche noi.

   “Il mistero del pane si apre a due significati, sviluppati dalla tradizione, nella trasmissione dell’episodio della moltiplicazione dei pani, ma collegati col suo significato messianico storicamente originale. Il pane moltiplicato per la folla affamata, cibo che sostenta la vita, è simbolo della persona stessa di Gesù e della sua Parola, che è «spirito e vita». Gesù è il Figlio dell’uomo, disceso dal cielo come la manna nel deserto, pane che sostiene il nuovo popolo di Dio, viandante nel deserto di questo mondo, in cammino verso il Regno.

   Il secondo significato prevalse sul primo. Si tratta del significato eucaristico, che, come abbiamo già notato, sembra abbia guidato anche la descrizione dei gesti di Gesù nel distribuire il pane. Gesù, Figlio dell’uomo, darà il pane che rimane per la vita eterna. È il pane, di cui sia la manna antica, sia il recente pane moltiplicato sono un simbolo storico”.

   Il brano continua mostrandoci la reazione della gente di fronte al miracolo di Gesù. Gli è riconosciuto il titolo di profeta. Lo stesso titolo rifiutato, per sé, da Giovanni Battista, perché riservato al più grande che doveva venire dopo di Lui. Quindi, la stessa folla che ha beneficiato del miracolo, definisce Gesù come il profeta che deve venire. Ma oltre a questa idea la gente non riesce proprio ad andare. Vogliono venire a prenderlo per farlo re, ma non è certamente il tipo di regalità politica al quale si riferisce il popolo di Israele, quello al quale Gesù si sente chiamato, anche se a quest’idea fa riferimento l’attesa giudaica del Messia trionfatore. 

   Ben altra sarà la regalità di Gesù, e lo rivelerà Lui stesso a Caifa, quando, ormai, sarà vicina la sua morte.  

   Intanto, ora, Gesù evita il contatto con la folla e va via, tutto solo, ritirandosi sulla montagna. 

   Proprio nel momento del maggior successo. Sulla montagna: il luogo privilegiato della rivelazione di Dio. Su un colle che domina le acque del mar di Galilea, cioè di Tiberìade come precisa Giovanni per i suoi lettori, nel silenzio e nella pace, sotto il cielo di Galilea, Egli finalmente abbandona il suo cuore Immacolato all’abbraccio del Padre. Le folle sono giù, ormai lontane. Ma hanno potuto mangiare del suo Pane e saziarsi. Solo col tempo i discepoli di Gesù comprenderanno la valenza di questo miracolo. Di questo Dono che ha reso Presente Dio stesso, attraverso suo Figlio Unigenito, nella vita degli uomini.