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Noi sappiamo che “il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna” (1Gv. 5,19-20) 

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La Televisione Spirituale 

 TELEBENE, la Televisione spirituale cristiana 


Il Vangelo della Domenica

DOMENICA 4 GIUGNO 2023

SANTISSIMA TRINITÀ

(Gv 3,16-18)


  “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio” 


Vangelo della Domenica





Chiesa Cattolica

“No, Santità! Non toccate il Celibato sacerdotale! Ne va della stessa Vita della Chiesa Cattolica”.  

IL CELIBATO SACERDOTALE È ESSENZIALE PER LA VITA DELLA CHIESA  

   Quei principi inalienabili scaturiti direttamente dal Cuore di Cristo, sono stati faticosamente e rettamente, oltre che stabilmente difesi, anche con sofferenze senza numero, a causa della fragilità dell’essere umano, dai Pontefici Romani e dallo stesso Magistero della Chiesa. 

 Donato Calabrese 

   Come volevasi dimostrare: i giornali fedeli alla logica massonica del mainstream hanno battuto la grancassa. Come se ci tenessero veramente al bene della Chiesa. Ma non è così. In occasione dell’elezione di Francesco al magistero Pietrino, l’hanno sparata grossa, evocando la disamina della regola del celibato sacerdotale, in previsione dell’eventuale possibilità di lasciare ai preti l’accesso al sacerdozio. 

   Ancora una volta, nel nome dello Spirito di Cristo che soffia in ogni battezzato, ma anche per la mia totale appartenenza al Signore della Vita, intendo levare la mia voce di battezzato, di credente, di uomo segnato dal sigillo del sangue di Cristo, in difesa del Volto della Chiesa, Madre e Maestra, e soprattutto per ribadire quei principi inalienabili del celibato sacerdotale che sono fluiti direttamente dal Cuore di Cristo e che sono stati via via abbracciati dal Magistero della Chiesa. 

  

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Telebene: la Televisione Spirituale Cristiana

 IL VIDEO DI QUESTA SETTIMANA

TELEBENE, la Televisione Spirituale cristiana, presenta: Vivere la Speranza 4 aprile 2023.  

La Storicità di Gesù al di fuori dei Vangeli

   

    

   Siamo giunti all’ultima puntata di questo ciclo di trasmissioni 2022-2023 di VIVERE LA SPERANZA, che cade, peraltro, nella settimana Santa. Il nostro pensiero converge, allora, in quel triduo pasquale che segna la memoria storica, perpetuata in ogni momento della vita della Chiesa, in cui Gesù si offre al Padre, in offerta pura, santa, e immacolata; e a noi, come Pane del Cielo. Offerta suggellata il giovedì santo, immolata sulla croce, come vero e unico Agnello Pasquale, il venerdì santo; e Risorta a nuova vita, in quella Domenica di Pasqua di Risurrezione che Segna una nuova Alba nella storia umana.

   Malgrado questo destino di condivisione, l’uomo continua a essere infedele di fronte all’offerta dell’Amore, da parte del Creatore che si è rivelato nel suo Figlio Diletto. 

   Spetta a noi cristiani, figli di Dio per adozione, risvegliare le coscienze e rinvigorire l’annuncio di speranza e di gioia per la Vittoria del Figlio di Dio sul peccato e sulla morte. Una vittoria che ci coinvolge, sicché, come Cristo, anche noi siamo destinati alla vittoria sulla morte.

   Allo stesso modo, spetta a noi di TELEBENE, la Televisione Spirituale Cristiana, lanciare il piccolo e umile sassolino della nostra presenza, nel mondo addormentato, stordito, e impaurito della società contemporanea, per rilanciare il primo annuncio cristiano, il primo kerygma, con le parole primordiali: GESÙ È IL SIGNORE! E mentre proclamiamo, in questa settimana Santa, che Gesù è il Signore, ci domandiamo: “CHI È GESÙ?”. 

   A questo interrogativo rispondiamo con la presentazione di testimonianze sulla Storicità di Gesù che sono al di fuori dei Vangeli canonici. 

   Nella Diretta del programma LE RAGIONI DELLA FEDE di martedì, 11 aprile 2023, completeremo questa riflessione, parlando della storicità di Gesù nei Vangeli canonici.  Sarà don Massimiliano Del Grosso ad esplorare per noi gli importantissimi documenti di quella parte del Nuovo Testamento che s. Ireneo di Lione chiama IL VANGELO QUADRIFORME, e che comprende i Vangeli di Matteo, Marco, Luca, e Giovanni.  

   Nella seconda parte del programma odierno ci sarà lo spazio Biblico dedicato al Vangelo di domenica 9 aprile 2023, Domenica di Pasqua, Risurrezione del Signore, comprendente, naturalmente, anche le relative riflessioni di approfondimento.    Quindi, il programma termina con  il Terra Santa News, il contenitore di servizi video realizzati dal Christian Media Center di Gerusalemme. Racconta la Terra Santa attraverso la sua storia, la fede, la cultura  e l’attualità, ed è inviato a noi ogni settimana dalla Terra di Gesù.


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Pagine di spiritualità

Bonaventura da Bagnoregio


    “Trafiggi, o dolcissimo Signore Gesù, la parte più intima dell'anima mia con la soavissima e salutare ferita dell'amor tuo, con vera, pura, santissima, apostolica carità, affinché continuamente languisca e si strugga l'anima mia per l'amore e il desiderio di te solo. Te brami, e venga meno presso i tuoi tabernacoli, e sospiri di essere sciolta (dai lacci dei corpo) e di essere con te. Fa' che l'anima mia abbia fame di te, pane degli Angeli, ristoro delle anime sante, pane nostro quotidiano, pane soprannaturale che hai ogni dolcezza ed ogni sapore e procuri la gioia più soave”.


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Gesù nell'archeologia

Betania al di là del Giordano

Riportiamo dal Sito TERRASANTA.NET questo interessantissimo articolo relativo alla disputa sul luogo del Battesimo di Gesù: “Quale è il vero sito del Battesimo di Gesù? Quello a ovest (al-Maghtes), oppure quello est del Giordano (Wadi Kharrar)?”

Pietro Kaswalder ofm

   Molti pellegrini si domandano quale valore abbia il sito del Battesimo benedetto da Papa Ratzinger nel suo recente pellegrinaggio in Terra Santa. Il sito era stato preparato in vista del Grande pellegrinaggio del 2000 fatto da papa Giovanni Paolo II. Ora lo scavo dei resti antichi e la ricostruzione delle chiese moderne sono quasi ultimati. Si tratta del luogo del battesimo nel Wadi Kharrar, a circa 7 chilometri dal Mar Morto, che si raggiunge dalla strada di Livias (Tell er-Rame) e Shunah (sud) nelle Steppe di Moab, in Giordania.  

   La Custodia di Terra Santa non ha luoghi santi nel Wadi Kharrar, ma propone invece il sito chiamato al-Maghtes, sulla sponda ovest del Giordano, esattamente di fronte al luogo santo del Wadi Kharrar. Ogni ultimo giovedi del mese di ottobre si celebra la pellegrinazione liturgica per commemorare il battesimo di Gesù. Ci si domanda perciò: quale è il vero sito del Battesimo di Gesù? Quello a ovest (al-Maghtes), oppure quello est del Giordano (Wadi Kharrar)? Premesso che per alcuni secoli il Wadi Kharrar non fu agibile, perché le antichità erano andate perdute. E premesso pure che per molto tempo il pellegrinaggio al Giordano si faceva partendo da Gerico, ne deriva che l'identificazione del sito del battesimo di Gesù si era fissata sulla sponda occidentale del Giordano. Aggiungiamo ancora che il monastero del Prodromo (Qasr al-Yahud) in vita fino al 1550, e restaurato dal patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme nel 1882, era rimasto l'unica struttura antica nei pressi del Giordano. Le rovine del Prodromo, distrutto dal terremoto del 1927, hanno dimensioni enormi. Per tanto tempo, a partire dal XVI secolo, il Prodromo, cioè San Giovanni Battista, era indicato come il vero Luogo del battesimo di Gesù.

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La Verità vi farà liberi

Giovanni “vide e credette”. Quella tomba vuota... che ci invita a credere e sperare  


    COSA AVVENNE, QUELLA NOTTE, NELLA TOMBA DI GESÙ?  


   Giovanni descrive la prima traccia storica della risurrezione. In realtà il verbo keîmai , da cui viene il participio keímena, non significa genericamente “essere lì” né tantomeno “stare per terra”, o “posati là”, ma indica una posizione precisa, che significa giacere, essere disteso, in una posizione orizzontale. Ciò vuol dire che Pietro, ma soprattutto Giovanni che era stato presente alla scena della sepoltura del Maestro, videro, non le fasce a terra, ma le fasce distese, afflosciate, senza essere state sciolte o manomesse. Erano rimaste immobili al loro posto. Probabilmente in una nicchia scavata nella parete, tipica dell’architettura funeraria di tipo signorile, in cui era stato posto il corpo di Gesù. Semplicemente, ora quel corpo non c’era più, e le tele si erano afflosciate su se stesse.  


   Donato Calabrese

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   Cosa avvenne nella notte di Pasqua di duemila anni fa? Perché Giovanni, il discepolo amato dal Signore, “vide e credette” di fronte alla tomba vuota di Gesù? Cosa ha visto Giovanni di così clamoroso che sfugge ai nostri occhi di credenti?

  seguiteci attentamente, e vi riveleremo ciò che realmente Giovanni vide nella tomba che ospitava il corpo di Gesù. 

   Partiamo dalla lettura del testo evangelico di Giovanni: Giovanni, “Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l`altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette”(Giovanni 20,5-8) 

   Che cosa ha visto Giovanni, per arrivare a credere? Il sepolcro vuoto; Le bende per terra ed il sudario piegato accuratamente in disparte. Basta questo, a Giovanni, per suscitare la fede nel Crocifisso? O c’è dell'altro? E perché, contrariamente a Pietro che ha visto il sepolcro vuoto, le stesse bende per terra ed il sudario piegato, Giovanni “vede e crede”? 

   Forse la risposta sta nei versetti successivi, allorché il vangelo conclude: “Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti”(v.9). 

   O Forse, contrariamente a Pietro, Giovanni “vide e credette” perché illuminato, nella sua fede verso il Risorto, dalla Parola di Dio racchiusa nelle Antiche Scritture? Un concetto che troviamo presente anche nella scena di Emmaus e che appartiene alla tradizione di Luca. 

   Eppure, a parte questo rilievo, le descrizioni dei vangeli non collegano la fede pasquale con il sepolcro vuoto. Anzi, quasi sempre non è la Scrittura e neppure l’esperienza del sepolcro vuoto a provocare la fede, ma l’incontro con Gesù stesso. Basta leggere i vangeli per rendersene conto. E allora, vista nella prospettiva globale delle tradizioni evangeliche, che danno priorità alla manifestazione personale del Risorto, dalla quale scaturisce la fede dei discepoli, sembra impossibile pensare che con quel “vide e credette” il vangelo voglia dimostrare il salto di fede da parte di Giovanni. Possibile che egli intraveda nel buio della tomba, nelle “bende per terra”(v.7) e nel “sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte”(v.7) l’alba radiosa della risurrezione di quel Maestro che aveva visto morire sulla croce, e che Pietro, assente sotto la croce, non riconosce neanche ora come Risorto? Insomma, è la Bibbia, insieme con il sepolcro vuoto, ad illuminare, in quella tomba buia e vuota, “l’apostolo che Gesù amava”, inducendolo a credere nella risurrezione di Gesù, o c’è dell’altro?   A questa domanda ha dato una risposta un sacerdote di Tivoli, don Antonio Persili, il quale fin dagli anni di seminario si è portato appresso, come un’ossessione, quell’espressione di Giovanni: «vide e credette». Per niente soddisfatto delle interpretazioni tradizionali (tomba vuota e panni giacenti sulla pietra sepolcrale = risurrezione), don Persili cominciò a studiare gli usi e costumi funerari ebraici, interessandosi soprattutto del testo greco dei Vangeli. I risultati dei suoi studi, di straordinaria valenza, sono pubblicati nel volume Sulle tracce del Cristo Risorto (Edizioni Centro Poligrafico Romano).

   Persili si rese conto che le versioni di uso corrente del vangelo di Giovanni non facevano capire perché Giovanni aveva iniziato a credere nella resurrezione di Gesù proprio da quel momento. “Ad esempio, nel Nuovo Testamento pubblicato dalla Cei è scritto che i due discepoli, scrutando all’interno del sepolcro, videro "i teli ancora là, e il sudario, che era stato posto sul suo capo, non là con i teli, ma in disparte, ripiegato in un luogo”. Persili scoprì che le traduzioni ufficiali del brano evangelico in questione erano infelici. Finivano per occultare dei particolari che invece erano indispensabili per cogliere cosa era accaduto quel giorno a Giovanni.  

     

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