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Clemente Alessandrino (150 circa - prima del 215)

   Tito Flavio Clemente soprannominato l'Alessandrino, nacque verso l'anno 150 da genitori pagani. Ricevuta l'educazione pagana, successivamente si converte alla fede di Cristo, impegnandosi a studiarla profondamente e confrontandola con il pensiero della filosofia ellenistica, in modo particolare con Platone, Aristotele, Eraclito, Democrito, ed altri ancora. Lo scorcio del secondo secolo dell'era cristiana segna un notevole sviluppo della letteratura cristiana, permettendo lo sviluppo di una vera scienza teologica, particolarmente attiva nell'esegesi biblica.     

   Clemente Alessandrino è in prima fila nel costruire un ponte tra la fede cristiana e la filosofia greca ed è il primo a dare alla fede un fondamento speculativo, fondendo insieme la filosofia greca ed il pensiero cristiano. Questo processo può essere definito come una cristianizzazione dell'ellenismo.

    In Alessandria d'Egitto, per grandezza la seconda città dell'impero romano e uno dei centri principali di cultura spirituale ed intellettuale,tra gli anni 190 e 202, Tito Flavio Clemente fonda una vera e propria scienza teologica cristiana, insegnando per moltissimi anni ed avendo, tra i suoi discepoli, altri celebri pensatori come Origene ed Alessandro, il quale diventerà, poi, vescovo di Gerusalemme, dove aprirà una scuola e fonderà una importante biblioteca.

   Clemente sarà costretto, intorno all'anno 202, ad abbandonare Alessandria in seguito ad una persecuzione ordita soprattutto nei suoi confronti. Si rifugerà in Cappadocia, ove non cesserà di lavorare ancora per la diffusione del Vangelo.

   I principali scritti di Clemente sono il Protreptico, il Pedagogo e gli Stromata, tre libri che, nel loro insieme, formano un'intera opera (una Trilogia ), e costituiscono una introduzione al cristianesimo ed un vero trattato - il primo - di teologia cristiana. Il Protreptico, cioè "libro che esorta e converte", è un discorso che egli rivolge ai pagani per dimostrare tutta l'assurdità ed incoerenza della loro religione ed invitarli a cercare Cristo, perché‚ Cristo è il solo mezzo per giungere alla contemplazione di Dio. Nel Pedagogo - il Pedagogo sarebbe Gesù Cristo - si insegnano ai catecumeni ed in genere a tutti i cristiani le norme del retto comportarsi ai bagni, nei conviti, nelle conversazioni; si danno suggerimenti riguardo alle suppellettili, al vestito, agli ornamenti, alla vita coniugale, ecc.: è insomma un vero trattato di morale. Nel trattato degli Stromata - voce che significa "tappeti", quasi tessuto di dottrine - Clemente fa vedere le relazioni che passano tra scienza e fede, espone i contrassegni della vera fede e traccia la figura ideale del vero cristiano.

   Clemente è considerato uomo di vasta erudizione e dottrina, ma anche di grande bontà e di integerrimi costumi. (fonte:http://www.monasterovirtuale.it/).

   Da Clemente Alessandrino (PROTREPTICO AI GRECI); (Clemente Alessandrino, Paedagogus, 1, 6).

   PROTREPTICO AI GRECI

   "Da Sion infatti uscirà la Legge e il Verbo del Signore da Gerusalemme", cioè il Verbo celeste, il genuino competitore, incoronato nel teatro di tutto il mondo.  Altri chiama allegoricamente "lupi", vestiti di pelli di pecore, intendendo significare i rapaci in forme di uomini. E tutte queste selvaggissime fiere, e le consimili pietre, lo stesso canto celeste le trasformò in uomini mansueti. "Eravamo infatti, eravamo una volta anche noi dissennati, disobbedienti, erranti, schiavi di piaceri e desideri vani, viventi nella malizia e nell'invidia, odiosi e odiantici l'un l'altro", come dice la Scrittura Apostolica, "ma quando apparve la bontà e la filantropia di Dio, nostro Salvatore, essa ci salvò, non per effetto delle opere che noi compiemmo in giustizia, ma secondo la sua misericordia". 

   Il Signore fece l'uomo bello, spirante strumento, fatto a sua immagine: e certamente Egli stesso È uno strumento di Dio: strumento in tutto armonico, ben accordato e santo, sapienza che è sopra questo mondo, Verbo celeste. Che cosa vuole dunque questo strumento, il Verbo di Dio, il Signore, e il Nuovo Canto? Schiudere gli occhi dei ciechi e aprire le orecchie dei sordi e guidare verso il cammino della giustizia quelli che zoppicano o errano, mostrare Dio agli uomini dissennati, far cessare la corruzione, vincere la morte, riconciliare col Padre i figli disobbedienti. 

   Lo strumento di Dio È filantropico: il Signore compassiona, castiga, esorta, ammonisce, salva, custodisce, e, per di più, come ricompensa della nostra istruzione, promette il regno dei cieli, questo solo guadagno traendo di noi, cioè la nostra salvezza. Il vizio infatti si nutre della rovina degli uomini, la verità, invece, come l'ape, senza guastare nessuna delle cose esistenti, non si allieta che della salvezza degli uomini. Tu hai dunque la promessa di Dio, hai la sua filantropia: partecipa della grazia. E il mio canto salutare non crederlo nuovo nello stesso senso in cui si dice nuovo un utensile o una casa: giacché esso era "prima della stella del mattino" e "nel principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo ".  Ma antico l'errore, e cosa nuova la verità sembra essere. Sia dunque che l'antichità dei Frigi sia dimostrata da mitiche capre, o, al contrario, che quella degli Arcadi sia dimostrata dai poeti che li dichiarano anteriori alla luna, o ancora, che quella degli Egiziani sia dimostrata da coloro che sognano che la terra di costoro sia stata la prima a produrre dei ed uomini: ma nessuno di costoro È anteriore a questo mondo, noi, invece, siamo anteriori alla fondazione del cosmo, in quanto a che, per il fatto di essere destinati ad essere in Lui, siamo stati generati anteriormente da Dio, noi, le creature razionali del Verbo di Dio, per il quale esistiamo dal principio, perché il "Verbo era nel principio". Ma in quanto il Verbo era dall'origine, era ed È principio divino di ogni cosa, ma in quanto ora prese il nome - anticamente santificato, e degno della potenza: Cristo - il Verbo È stato da me chiamato Nuovo Canto. Il Verbo dunque, cioè Cristo, È la causa, e del nostro essere anticamente (era infatti in Dio) e del nostro esser bene, ed ora È apparso personalmente agli uomini questo Verbo, il solo che È tutte e due le cose, Dio e uomo, causa per noi di tutti i beni, dal quale imparando il vivere rettamente, siamo avviati verso la vita eterna. Infatti, secondo quel divino Apostolo del Signore, "la grazia salutare di Dio apparve a tutti gli uomini istruendoci, affinché, rifiutata l'empietà e i desideri mondani, vivessimo sobriamente e giustamente e piamente nel mondo di ora, aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del grande Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo ". Questo È il Canto Nuovo, cioè l'apparizione, che fra di noi ha brillato soltanto ora, del Verbo che era nel principio, e perciò preesisteva: apparve sulla terra da poco il preesistente Salvatore, apparve Colui che esiste in Colui che esiste (perché " il Verbo era presso Dio "), come Maestro; apparve il Verbo dal quale sono state create tutte le cose, e dopo averci dato nel principio il vivere, mediante la creazione, come Demiurgo, ci insegnò il ben vivere, apparsoci come Maestro; per poterci procurare dopo, come Dio, il vivere eternamente. Egli però non ora per la prima volta ebbe compassione di noi, per il nostro errore, ma già prima, dal principio, ne aveva avuto compassione, ed ora Egli, essendo apparso, ci ha salvati mentre eravamo già sul punto di perire. 

   ........

   Perciò (Poiché uno solo È l'ingannatore, che nel principio trasse Eva verso la morte, e ora vi trae anche gli altri uomini), uno anche È il soccorritore e ausiliatore nostro, il Signore, che dal principio preannunziava profeticamente e ora già anche chiaramente ci invita alla salvezza. Fuggiamo dunque, ubbidendo al precetto dell'Apostolo, "il principe della potestà dell'aria, dello spirito che ora opera nei figli della disobbedienza", e accorriamo presso il Salvatore, il Signore, che ora e sempre esortava gli uomini alla salvezza, per mezzo dei prodigi e dei segni in Egitto, e nel deserto per mezzo del rovo e della nuvola che in grazia della Sua filantropia seguiva, come una ancella, gli Ebrei. Col timore destato da queste cose egli incitava gli uomini dal cuore indurito, ma in seguito anche per mezzo del sapientissimo Mosè e dell'amante della verità, Isaia, e di tutto il coro profetico, Egli converte al Verbo in modo più razionale quelli che hanno orecchie per udire; e qualche volta insulta, qualche volta anche minaccia, su alcuni degli uomini anche piange, per altri canta: e fa come un buon medico, che cura i corpi ammalati, applicando ad alcuni cataplasmi, per altri ricorrendo a frizioni, e per altri a lavaggi, e alcuni aprendo col ferro, altri bruciando, qualche volta anche amputando, se mai sia possibile che l'uomo, anche a costo di perdere qualche parte o membro, ricuperi la salute. Di molte voci È il Salvatore, e di molti modi, per ottenere la salvezza degli uomini: minacciando ammonisce, insultando converte, lamentando compassiona, suonando esorta, per mezzo del rogo parla (perché quelli avevano bisogno di segni e di prodigi) e col fuoco spaventa gli uomini, facendo suscitare in cima a una colonna la fiamma, segno insieme di grazia e di terrore: per gli obbedienti, luce, per i disobbedienti, fuoco. Ma Poiché la carne È più pregevole della colonna e del rovo, dopo quelle cose parlano i profeti, il Signore stesso che parla in Isaia, Egli stesso in Elia, Egli stesso nella bocca dei profeti. Ma se tu non credi nei profeti e ritieni una favola così gli uomini come il fuoco, ti parlerà il Signore stesso, " il quale, essendo nella forma di Dio, non fece sua proprietà della sua uguaglianza con Dio: ma vuotò se stesso ", il Dio misericordioso che desidera salvare l'uomo. E lo stesso Verbo ormai ti parla chiaramente, riempiendo di vergogna la vostra incredulità, sì, dico, il Verbo di Dio diventato uomo, affinché anche tu da un uomo possa imparare come un uomo diventi Dio. Quindi non È assurdo, o amici, che, mentre Dio sempre ci esorta alla virtù, noi, invece, rifiutiamo l'aiuto e rimandiamo la salvezza? Non ci esorta dunque alla salvezza anche Giovanni e non È egli interamente una voce esortatrice? Interroghiamo dunque lui stesso: " Chi sei? di quale paese?" Non dirà di essere Elia, negherà di essere Cristo, ma confesserà di essere voce gridante nel deserto. Chi È dunque Giovanni? Per abbracciarlo in una immagine, sia lecito dirlo "una voce del Verbo esortatrice, gridante nel deserto". Che cosa gridi, o voce? " Dillo anche a noi". " Fate diritte le vie del Signore ". Precursore È Giovanni e la sua voce È precorritrice del Verbo, voce incitatrice, che prepara alla salvezza, voce esortatrice alla eredità dei cieli, voce per la quale la terra sterile e deserta finisce di essere infeconda. Questa fertilità secondo me la predisse la voce dell'Angelo; precorritrice del Signore era anche quella, la quale dava la buona novella alla donna sterile, come Giovanni al deserto. Per questa voce del Verbo, dunque, la donna sterile diventa feconda di figli e la terra deserta produce frutti. Le due voci precorritrici del Signore, quella dell'Angelo e quella di Giovanni, vogliono significare, secondo me, la salvezza riposta in serbo per noi, cosicché, dopo l'apparizione di questo Verbo, noi riportiamo il frutto della fecondità, cioè la vita eterna. La Scrittura, infatti, col mettere insieme le due voci, chiarisce il tutto: "  " Nessuno conobbe Dio se non il Figlio e colui al quale l'abbia rivelato il Figlio ". Io so bene che Colui che apre questa porta, sinora chiusa, dopo rivela le cose che son dentro e ci mostra quelle cose che non era possibile prima conoscere, se non da coloro che siano entrati per mezzo di Cristo, ch’è il solo per mezzo del quale si possa contemplare Dio.

   PAEDAGOGUS 1, 6. 

   Che stupendo mistero! Vi è un solo Padre dell'universo, un solo Logos dell'universo e anche un solo Spirito Santo, ovunque identico; vi è anche una sola vergine divenuta madre, e io amo chiamarla Chiesa.