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La Verità vi farà liberi (vangelo di Giovanni 8,32)

   La santità di Papa Giovanni sarà ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa Cattolica, ma il modo in cui ha esaminato e trattato il dossier dedicato a Padre Pio, resterà uno degli elementi più oscuri ed inspiegabili del suo Pontificato.   

 

 

 

PAPA GIOVANNI XXIII A DIECI ANNI DALLA SUA CANONIZZAZIONE: IL DOSSIER PADRE PIO

 

   Restano non poche perplessità sull’operato di Giovanni XXIII. Dubbi confermati dal fatto che lui ha prestato troppo credito alla relazione di mons. Maccari, inviando anche un altro Visitatore nella persona del domenicano padre Paul-Pierre Philippe. Costui, in un giorno d’indagine, ha creduto di sapere tutto di Padre Pio, riportandone un’impressione negativa, faziosa, e offensiva, per essere vera. Eppure Papa Roncalli poteva chiedere notizie su Padre Pio a cardinali e vescovi come Montini, arcivescovo di Milano, o come Lercaro arcivescovo di Bologna. Ma non l’ha fatto, fidandosi solo dell’operato di prelati inviati dal cosiddetto “Sant’Ufficio”.  


Donato Calabrese

 

   Dieci anni sono passati dalla canonizzazione di Papa Giovanni XXXIII. Il suo è sicuramente un Pontificato illuminato, ma segnato da una storia che non lo pone in buona luce, anche se attutita notevolmente dal fatto che c’è una pagina bianca del suo operato segnata dai rapporti con Padre Pio da Pietrelcina: uno dei Santi e Mistici più straordinari della Cristianità, un gigante, un iceberg dello spirito la cui mitezza, obbedienza, e docile sottomissione alla Chiesa, pone ancora più in evidenza le “colpe” di un pontificato positivo, ma inspiegabile, proprio nel dossier dedicato al mite Agnello di Pietrelcina. E, il fatto che le biografie ufficiali su Padre Pio, pubblicate in occasione della sua beatificazione e canonizzazione accennino solo velatamente alle persecuzioni sistematicamente subite dal Santo di Pietrelcina, dimostra, oggi più che mai, come sia stato il Papa Giovanni Paolo II Magno, a rispolverare il dossier Padre Pio, dicendo al Santo Ufficio: “Lo fate voi Santo, o lo faccio io?”, mostrando chiaramente che lo stesso dossier dormiva placidamente tra i cumuli di cause di beatificazione.

 Come storico di Padre Pio avevo preparato un carteggio molto più eloquente, di 11 pagine, ma per la divulgazione della verità, ho preferito sintetizzare qui le pagine più dolorose della vita del nostro Santo, legate, purtroppo, proprio al pontificato di Giovanni XXIII.

  L’epilogo della Via Crucis di Padre Pio nasce molto tempo prima che Il 22 luglio del 1960 il Sant’Ufficio nomini mons. Carlo Maccari Visitatore apostolico del Convento di San Giovanni Rotondo e della Casa Sollievo della Sofferenza.

 

   Il 28 ottobre 1958 è eletto al soglio di Pietro il cardinale Giovanni Battista Roncalli, che assume il nome di Giovanni XXIII.

   Esprimendo la sua naturale deferenza per la figura del Pontefice Romano, Padre Pio augura un lungo Pontificato al novello Papa, che ricambia, a sua volta, con la benedizione apostolica.

   Eppure “le due grandi figure della Chiesa Cattolica sembrano fatte per non incontrarsi e non capirsi”[1], come scriverà Alessandro Pronzato nel suo libro Padre Pio un Santo scomodo. Padre Pio non condividerà, eufemisticamente parlando, le aperture di Papa Giovanni, il quale, a sua volta, prenderà sempre più le distanze da lui. E come si vedrà in seguito, sarà proprio sotto il suo pontificato che Padre Pio subirà la persecuzione più aspra e penosa[2], come ribadirà lo stesso Pronzato.

   Maccari e il suo collaboratore, don Giovanni Barberini, giungono sul Gargano la sera del 29 luglio, rendendo subito l’idea di essere prevenuti nei confronti del Frate di Pietrelcina. Lo dimostra il fatto che la prima persona interrogata è Michele De Nittis, arciprete della chiesa parrocchiale di San Giovanni Rotondo. Aveva fatto parte del gruppo che si era opposto a Padre Pio negli anni Venti e che comprendeva anche il canonico Giovanni Miscio, l’arciprete Giuseppe Prencipe, e Domenico Palladino [3].

   Poi Maccari interroga alcune personalità di San Giovanni Rotondo, l’amministratore di Casa Sollievo, alcuni frati, Padre Pio e vari figli spirituali, mentre il suo collaboratore don Barberini presenzia all’apertura della posta che giunge al convento cappuccino e interroga la gente comune della località garganica.

   Le prime conseguenze della Visita di Maccari e del suo degno collaboratore (Poco tempo dopo questa inchiesta, don Barberini smetterà la tonaca, N.d.A. ) sono identificabili nel divieto imposto alle donne di intrattenersi a parlare con il Padre, mentre gli uomini ricevono lo stesso diniego vedendosi rifiutare l’accesso alla sacrestia e alla terrazza del convento.

   Il 7 agosto 1960 Maccari torna a Roma con Barberini. È evidente che non intendono essere presenti al giubileo sacerdotale del Frate di Pietrelcina, che cade il 10 agosto. Per tale occasione, i figli spirituali hanno informato i vescovi italiani, e da ogni parte giungono lettere e telegrammi di felicitazioni. Il Cardinale di Milano monsignor Montini, invia una lettera autografa traboccante d’affetto e di stima. Lo stesso fa il cardinale Lercaro, Arcivescovo di Bologna.

   A queste testimonianze se ne aggiungono altre di vescovi italiani, insieme con quella dell’Arcivescovo di Chicago, negli Stati Uniti.

   Tra le tante partecipazioni manca proprio quella di Papa Giovanni XXIII[4]. Il che dimostra che il “Papa buono” ha dato troppo credito a coloro che hanno messo in cattiva luce l’agnello mite di Pietrelcina, a cominciare proprio dal suo segretario, mons. Loris Capovilla[5].

  È nelle difficoltà, che ogni padre dovrebbe mostrare la sua vicinanza al figlio. Un opportuno gesto di carità che Giovanni XXIII poteva dimostrare almeno in occasione del giubileo sacerdotale di Padre Pio. È triste rilevare questa omissione di carità da parte del cosiddetto Papa buono, ma è opportuno farlo, perché appartiene al lavoro dello storico non chiudere gli occhi sulle vicende importanti e sui più piccoli dettagli.

   Il 10 agosto Padre Pio vive il suo giubileo sacerdotale celebrando la Santa Messa all’aperto. In ricordo di questa giornata è edita un’immagine con la preghiera preparata da lui stesso: “O Maria, madre dolcissima dei sacerdoti, Mediatrice di tutte le grazie, dal profondo del mio cuore Ti prego, Ti supplico, Ti scongiuro di rendere grazie oggi, domani e sempre a Gesù per il dono inestimabile dei cinquant’anni di sacerdozio. Gesù, concedimi il perdono dei miei peccati, negligenze e omissioni; dammi la grazia di perdonare me stesso e di perseverare; benedici con abbondanza i miei superiori e tutti i miei confratelli; fa’ che i Gruppi di preghiera diventino fari di luce e d’amore nel mondo.

   O Maria, madre e salute degli infermi, aiuta, proteggi e consola i malati. Fa’ fiorire la tua Casa Sollievo della Sofferenza; dona al mondo devastato la vera pace, alla Chiesa Cattolica il trionfo del Tuo Figlio”.

   Maccari torna a San Giovanni Rotondo il 14 agosto. Due giorni dopo prende l’iniziativa di dettare alcune norme per regolamentare l’afflusso dei fedeli nella primitiva Chiesa conventuale, dove confessa Padre Pio, ordinando che il passaggio tra l’antico tempio e la nuova grande chiesa sia chiuso da cancellate di ghisa, allo scopo di evitare l’ingresso dei fedeli mentre il Padre sta confessando.

   Sia Maccari sia Barberini riprendono nuovamente gli interrogatori. Padre Eusebio Notte racconta che, un giorno, conversando con Giovanni Gigliozzi, Padre Pio esclama: “Ma guarda un po’ questo monsignore: è malato di cardinalite e vuol mettere in croce a me! Ma io lo voglio con me in paradiso!”[6].

   In effetti, con la sua frase scherzosa e ironica, Padre Pio ci azzecca quasi del tutto[7], giacché Maccari sarà consacrato Vescovo il 29 giugno 1961 ed eletto alla Diocesi di Mondovì il 31 ottobre 1963, restandovi fino al 5 agosto 1968, quando sarà promosso Arcivescovo di Ancona.

   Mons. Maccari termina il suo lavoro investigativo il 17 settembre, per isolarsi e preparare la relazione su Padre Pio e sulla sua Opera, che invia al cardinale Ottaviani il 5 novembre 1960. 

   Sembra proprio che tale relazione sia precostituita nella mente di Maccari, tanto è vero che all'inizio del mese di ottobre, quindi un mese prima della sua steusa, lo stesso Visitatore ha tenuto un conferenza stampa a Roma, tendente a screditare l'Opera e la persona di Padre Pio [8].

    Il 31 gennaio 1961 è data esecuzione dei provvedimenti presi dal Santo Ufficio in conseguenza della relazione di Maccari. Il cardinale Ottaviani scrive al Ministro generale dell’ordine, padre Clemente da Milwaukee, ordinando una graduale sostituzione dei membri della fraternità cappuccina, iniziando da padre Raffaele, a eccezione di padre Rosario da Aliminusa.

   Padre Pio è sempre più isolato, come Gesù nel Getsemani, sopportando tutto per amore di Dio. Ormai la vetta del Golgota è vicina, e la croce comincia a far sentire il suo peso sempre più immane. Forse è a questa situazione di profonda pena che si riferisce la sua frase: “Signore, quante sofferenze! Mi hanno tradito tutti”.

IL SEGRETO DELLA SUA SANTITA'

   È probabile che il rapporto scritto da mons. Maccari non convinca del tutto il Sant’Ufficio, oppure richieda un’inchiesta suppletiva, perché, nel mese di febbraio del 1961, è inviato in Visita a San Giovanni Rotondo padre Paul-Pierre Philippe. E vai! Uno dopo l’altro! Di fronte al religioso domenicano, il 22 febbraio, Padre Pio si trova a dover rispondere all’accusa di aver baciato delle donne. “Mai ho baciato una donna. Anzi dico davanti al Signore che neppure volevo dare baci alla mamma: la facevo piangere perché non le scambiavo i suoi baci, ma allora credevo far male”.    

   Padre Alberto D’Apolito offrirà una viva testimonianza dei sentimenti castissimi del Frate di Pietrelcina: “La purezza di Padre Pio si rivelò in tutto il suo candore dai primi anni dell’adolescenza sino al beato transito: nel gesto, nella compostezza, nella modestia, nella delicatezza del tratto, nella bellezza del volto, nello splendore degli occhi”[10].

    “La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce”[11]. Queste parole di Gesù esprimono la verità che appare sul volto della creatura forgiata dalla Grazia.

    Gli occhi e lo sguardo profondo di Padre Pio rivelano la purezza, la castità, la semplicità del suo cuore, come appare evidente nel seguente episodio: un giorno padre Eusebio Notte lo accompagna a bagno e, stando fuori dalla cabina, sente che continua a pregare, recitando il rosario perfino nel bagno. Meravigliato della cosa, padre Eusebio gli chiede: “Padre, ma sento che prega anche a bagno: non manca di rispetto alla Madonna?” E lui, prontamente: “Ma... a bagno si può peccare?”. “Certo che si può peccare!”, risponde padre Eusebio. “E allora si può anche pregare”, conclude tranquillamente Padre Pio[12]. Questa testimonianza è confermata anche da un fedele figlio spirituale del Frate stigmatizzato: il sacerdote Pierino Galeone, fondatore dei Servi della Sofferenza[13].

   L’innocenza, la semplicità, la purezza, l’umiltà, sono i caratteri nascosti ma intelligibili, della santità di Padre Pio. Eppure, la prova terribile che tormenta il suo spirito non gli permette mai di sentirsi pienamente gradito a Dio. Una volta confida a don Pierino Galeone: “Io non so se sono gradito a Dio, pur consapevole di non aver mai commesso peccato alcuno, perché non so di aver corrisposto pienamente ai doni che egli mi ha dato”[14].

   Una confidenza ancora più indicativa la farà a padre Alberto D’Apolito in prossimità della sua morte: “Pregate per me: ho paura di incontrarmi con Cristo... non ho corrisposto al suo amore e alle sue infinite grazie”[15].

   Un uomo così umile, semplice, casto, e rispettoso dell’angelica virtù, meriterebbe di trovarsi di fronte un prelato rispettoso di ciò che è stata la sua vita religiosa e sacerdotale, piuttosto che un duro inquisitore. Come se non fosse bastato il rapporto Maccari! Adesso ci si mette anche questo domenicano che a quanto pare sarebbe stato mandato addirittura da Papa Giovanni XXIII.

  Tramite il suo primo assessore, mons. Pietro Parente, il 24 aprile 1961 il Santo Ufficio ordina tassativamente che “... il Padre Pio celebri la messa in trenta, massimo quaranta minuti”, ordinando, altresì, che “venga invitato a ottemperare a questa regola in virtù dell’obbedienza religiosa”, precisando che “nel caso di una deprecabile inadempienza, non si escluda l’uso delle pene canoniche”[16].

   Voler limitare la durata della Santa Messa a Padre Pio vuol dire irretire il proprio afflato spirituale e mistico, ponendo dei confini temporali al Suo incontro di amore e comunione con il Dio trinitario. Ma potrebbe anche significare qualcosa di più grave: che i sacerdoti del Sant’Uffizio - perché di vescovi, prelati, e semplici sacerdoti si tratta - potrebbero rivelare un cuore sclerotizzato di fronte all’immenso mistero della Cena del Signore che è ripetuto in ogni celebrazione eucaristica, e perciò è rivissuto, ripresentato, assorbito divinamente perché divinamente offerto, da ogni sacerdote che si renda minimamente conto di tale ineffabile mistero d’amore.    

   Per di più, quando la Santa Messa è celebrata da un sacerdote come Padre Pio da Pietrelcina, allora il ministro diviene un’immagine quasi perfetta del Cristo offerto al Padre, donato, mangiato, reso vivo e presente, a favore del Suo corpo mistico che è la Chiesa. La Messa è soprattutto un incontro mirabile e divino. È Dio che visita il suo Popolo, ed è quindi l’unione altissima e sublime tra Dio è l’uomo. È il ricercarsi vicendevole, come quello dei due innamorati che si cercano e si rincorrono amorevolmente nel giardino del Cantico dei Cantici.

  La Messa è il cuore, il vertice, il centro dell’esperienza mistica, e quindi dell’amore tra Dio e ogni anima. Mirando e mangiando il Pane eucaristico, l’anima fa esperienza dell’amore Trinitario al quale già da ora è chiamata a far parte, in attesa della Santa Cena che il Cristo offrirà nel Suo Regno.


  PADRE PIO SEMPRE più solo

  Tra Roma e San Giovanni Rotondo, intanto, c’è chi tende a fare ancora più terra bruciata attorno al Frate di Pietrelcina, ponendo degli steccati invisibili tra lui e i figli spirituali. La situazione è ancora più drammatica e penosa rispetto al decennio 1923-1933. In primo luogo s’intacca la sua persona con le infamanti accuse alle quali ha risposto dicendo che certe cose non le ha fatte neanche da giovane, figurarsi ora che è anziano e fisicamente molto malandato. In secondo luogo, attaccando Padre Pio, s’intende incrinare in qualche modo la forte relazione tra lui e l’Opera ospedaliera, sulla quale si appunta la cupidigia di alcuni prelati di santa madre Chiesa. Si attacca, così, la gestione dei beni e delle offerte dei fedeli, e quindi quella della Casa Sollievo della Sofferenza, seminando sospetti sull’onestà di Battisti e degli altri che operano come laici fiduciari del Fondatore.

   Coloro che difendono Padre Pio fanno anche fatica a trovare spazio nei giornali più diffusi in Italia, come attesta Giuseppe Pagnossin, un industriale di Padova soprannominato l’alfiere della Verità, dallo stesso Frate stigmatizzato. Pagnossin ispira e documenta le pagine più scottanti e tormentate dei libri dedicati a Padre Pio, raccogliendo in due volumi una moltitudine di documenti sui diversi episodi della sua vita. Tale raccolta ha per titolo significativo: Il Calvario di Padre Pio. Sarà stampata nel 1978, e pubblicata con poche centinaia di esemplari. Si tratta di un’opera preziosissima per la conoscenza delle atroci sofferenze patite in questo periodo dall’umile Frate di Pietrelcina. Parte del lavoro di Pagnossin sarà utilizzata dallo Storico francese Yves Chiron nel suo libro Padre Pio, una strada di misericordia, edito dalle Paoline Editoriale Libri, di Milano.

   

Crocifisso senza croce

 

   Logorato nel corpo, a causa delle mille infermità che l’hanno debilitato, e stremato da sofferenze morali d’ogni tipo, per le Visite di Maccari e di quella successiva di  Paul-Pierre Philippe, Padre Pio va perdendo sempre più le forze, mentre i confratelli sono continuamente stupiti del suo instancabile ministero.

   Per difetto della vista, il 20 dicembre del 1962 ottiene finalmente di poter commutare l’orazione del breviario con la recita del Santo Rosario intero. Anche la santa comunione ai fedeli non è più curata direttamente da lui.

“Non ne posso più”, confida Padre Pio a due confratelli, il Venerdì Santo del 12 aprile 1963.

   Prendendo la parola davanti alla folla presente sul piazzale antistante al convento, il sindaco Morcaldi comunica di aver inviato, in nome della popolazione, due telegrammi di protesta: uno diretto al Presidente della Repubblica Italiana Antonio Segni, e l’altro al cardinale Cicognani, Segretario di Stato della Santa Sede.

   Intanto, con Giuseppe Pagnossin e qualche altro laico, Emanuele Brunatto si prepara a sferrare un altro attacco, e per mezzo dell’Associazione internazionale per la difesa della persona e delle opere di Padre Pio, elabora un’azione atta a difendere il Padre attraverso la pubblicazione di un libro bianco da consegnare all’Organizzazione delle Nazioni Unite. Nel volume è offerta una vasta documentazione che, partendo dalla prima azione disciplinare, culminata dolorosamente nei due anni di segregazione conventuale, porta allo scoperto le ingiuste sanzioni subite in tutti questi anni dal Cappuccino stigmatizzato[19]


   La sera del 3 giugno 1963 muore Papa Giovanni XXIII. Il prestigio e l’ammirazione dell’opinione pubblica mondiale si manifestano e si misurano specialmente in occasione delle ultime settimane della sua vita ma ancora di più in occasione della scomparsa. Tuttavia, del suo Pontificato mirabile, resterà sempre uno spazio vuoto, indecifrabile, incomprensibile. È quello riservato al dossier su Padre Pio da Pietrelcina e sulla sua Opera ospedaliera.

   Non è raro, del resto, che dei santi[20] abbiano avuto sentimenti non evangelici verso altri santi. I loro atteggiamenti appartengono, purtroppo, al triste bagaglio della natura umana, troppo condizionata da diversi fattori emotivi e psicologici, attivati anche da situazioni irrilevanti e trascurabili, oltre che da condizionamenti dovuti alla non perfetta conoscenza o a qualche forma di pregiudizio.

   A condizionare il comportamento di Giovanni XXIII nei confronti di Padre Pio è stato il semplice e rilevante dettaglio di non conoscerlo personalmente, e di essersi fidato soprattutto di coloro che l’hanno “inquisito”, oltre che essere stato negativamente influenzato dal suo segretario personale, don Loris Capovilla, e dal Vescovo di Padova Girolamo Bortignon[21]. Giovanni XXIII ha trattenuto spesso a cena il vescovo cappuccino Bortignon[22], e forse faceva riferimento a lui la frase che il Papa avrebbe pronunciato rispondendo a un gruppo di pellegrini bergamaschi: “Su Padre Pio mi hanno ingannato”[23], riportata dal sacerdote don Alessandro Pronzato nel suo libro Padre Pio, un Santo scomodo.

Restano non poche perplessità sull’operato di Papa Giovanni XXIII. Dubbi confermati dal fatto che lui ha prestato troppo credito alla relazione di mons. Maccari, inviando anche un altro Visitatore nella persona del domenicano padre Paul-Pierre Philippe. Costui, in un giorno d’indagine, ha creduto di sapere tutto di Padre Pio, riportandone un’impressione negativa, faziosa, e offensiva, per essere vera.  Eppure Papa Roncalli poteva chiedere notizie su Padre Pio ai tanti cardinali e vescovi come Montini, arcivescovo di Milano, o come Lercaro arcivescovo di Bologna. Ma non l’ha fatto, fidandosi solo dell’operato di prelati inviati dal cosiddetto “Sant’Ufficio”.

Possibile che un Pontefice apprezzato in tutto il mondo per la sua capacità di tolleranza e di dialogo, condotto perfino con esponenti del mondo comunista ateo sovietico, come i coniugi Agiubei[24], non abbia mostrato analoghi sentimenti di tolleranza, di dialogo paterno, di comprensione, verso il Frate crocifisso che da oltre cinquant’anni porta la sua personale croce di sofferenza, di malattie, d’instancabile preghiera e di sublime ministero sacerdotale?

Quindi, non può non destare perplessità l’atteggiamento di questo Pontefice dalla fama tollerante e pacifica, sotto il cui pontificato ci sono state le due Visite apostoliche chiaramente distinte da comportamento indagatore, severo e poliziesco, oltre che aprioristicamente prevenuto nei confronti del Frate di Pietrelcina.

 La santità di Papa Giovanni sarà ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa Cattolica, ma il modo in cui ha esaminato e trattato il dossier dedicato a Padre Pio, resterà uno degli elementi più oscuri ed inspiegabili del suo Pontificato.

 

 



[1] Cfr. Alessandro Pronzato, Padre Pio un Santo scomodo, Piero Gribaudi Editore, Milano, seconda edizione settembre 2002, 29.

[2] Cfr. Alessandro Pronzato, Padre Pio un Santo scomodo, Piero Gribaudi Editore, Milano, seconda edizione settembre 2002, 30.

 

[3] Cfr. Enrico Malatesta, La vera storia di Padre Pio, Ed. Piemme, I ed. 1999, 201.

[4] Cfr. Alessandro Pronzato, Padre Pio, un Santo scomodo, Piero Gribaudi Editore, seconda edizione, settembre 2002, 30.

[5] Costui è legato da rapporti di amicizia e collaborazione con mons. Bortignon, vescovo di Padova.

[6] Per questo episodio cfr. padre Eusebio Notte, Padre Pio e Padre Eusebio, Briciole di storia, Grafiche Grilli Foggia, 2007, 349.

[7] Per non dire che denota ancora una volta il dono della profezia, N.d.A.

[8] Cfr. Enrico Malatesta, La vera storia di Padre Pio, Ed. Piemme, I ed. 1999, 496.

[9] Padre Alberto D’Apolito, Padre Pio da Pietrelcina, Ricordi, Esperienze, Testimonianze, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2005, 370.

[10] Padre Alberto D’Apolito, Padre Pio da Pietrelcina, Ricordi - Esperienze - Testimonianze, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, Convento Santa Maria delle Grazie, San Giovanni Rotondo, 2005, 277.

[11] Mt 6,22.

[12] Per questo episodio cfr. padre Eusebio Notte, Padre Pio e Padre Eusebio, Briciole di storia, Grafiche Grilli Foggia, 2007, 165-166.

[13] Pierino Galeone, Padre Pio mio padre, San Paolo, 2005, 44.

[14] Idem, 30.

[15] Padre Alberto D’Apolito, Padre Pio da Pietrelcina, Ricordi, Esperienze, Testimonianze, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2005, 371.

[16] Idem, 290.

 

[17] Yves Chiron, Padre Pio. Le stigmatisé, stampato in Francia dalla Librairie Académique Perrin nel 1994.

[18] Cfr. Yves Chiron, Padre Pio, una strada di misericordia, Paoline Editoriale Libri, 1997, 311.

[19] Di tali sistematiche persecuzioni attestano non solo le opere ben documentate di Enrico Malatesta, Yves Chiron, e Alessandro Pronzato, ampiamente citate nel presente lavoro, ma anche quelle fondamentali di Giuseppe Pagnossin (Giuseppe Pagnossin, Il Calvario di Padre Pio) e Luigi Peroni (Luigi Peroni, Padre Pio da Pietrelcina, Borla, Roma, 1991), N.d.A.

[20] Papa Giovanni XXIII sarà beatificato il 3 settembre del 2000 e canonizzato il 27 aprile 2014.

[21] Mons. Girolamo Bortignon è stato confidente e amico di mons. Loris Capovilla, Segretario di Papa Giovanni XXIII.

[22] Cfr. Mario Sgarbossa, Giovanni XXIII, Saggezza del cuore, Paoline Editoriale Libri, 2000, 79.

[23] Alessandro Pronzato, Padre Pio, un Santo scomodo, Piero Gribaudi Editore, seconda edizione, settembre 2002, 30.

[24] La signora Agiubei era la figlia di Nikita Kruscev, N.d.A.