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Betlemme

 Betlemme di GiudaIl suo nome significa "Casa del pane", o “Casa di Lehem”. Ma è chiamata anche Efrata, la fertile o fruttifera. La città è adagiata su due colline appartenenti al sistema montuoso della Giudea, a sud di Gerusalemme, da cui dista circa 10 km, lungo la strada che congiunge la città santa con Hebron.  

   Betlemme è conosciuta come la patria di Re Davide e luogo della storia di Ruth, splendido esempio di donna biblica, legata alla suocera Noemi, e per questo divenuta emblema di fedeltà per ogni nuora verso la propria suocera. Secondo la tradizione evangelica, Ruth è anche un’antenata di Gesù. Dal suo matrimonio con Booz, nasce Obed, il nonno di Davide.

   Al nome di Betlemme è legato un antichissimo oracolo del profeta Michea: "E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti"(Michea 5,1). E' lo stesso vaticinio che gli evangelisti Matteo e Luca, sette secoli dopo, mostrano avverato con la nascita di Gesù, avvenuta, secondo la tradizione evangelica, nella cittadina Giudea: "In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo”(Lc 2,1-7). Benché ci sia chi metta in Il luogo dove è nato Gesù discussione la nascita a Betlemme(Cfr. Gerd Theissen, Annette Merz, Il Gesù storico, Ed. Queriniana, Ed.1999, 208 s..), la tradizione cristiana non ha dubbi in proposito, e basandosi su tradizioni tra loro indipendenti, identifica la località natale di Gesù nel piccolo capoluogo di Giudea. E forse non è errato pensare che la conservazione di tali tradizioni sia dovuta innanzitutto alle prime comunità cristiane di ceppo giudaico, quelle propriamente dette della Chiesa della Circoncisione. I suoi membri “onoravano in modo particolare tre sacre e mistiche spelonche, e cioè la grotta della Natività, che ricorda la nascita del Redentore; quella sotto il Calvario, che ricorda la lotta e la vittoria del Salvatore sulla morte; quella dell’Ascensione, che ricorda il ricongiungimento del Verbo con il Padre”(Maria Teresa Petrozzi, Betlemme, Luoghi santi della Palestina, tipografia dei padri francescani, Gerusalemme, 1971,). La presenza in Giudea della Chiesa della circoncisione (i discepoli di Gesù di origine ebraica, n.d.a.), ha lasciato tracce straordinarie sulla roccia delle grotte, sui sepolcri, sugli ossuari. E poiché tali cristiani di ceppo giudaico non potevano raffigurare immagini, vista la proibizione della legge Mosaica, essi facevano spesso ricorso a simboli, a numeri ed a segni. A Betlemme, nella grotta del Lavacro propriamente detta, resta uno di questi simboli. E’ una croce graffita nella parete est, la quale, completata in alto con un semicerchio, ci dà una croce cosmica(Maria Teresa Petrozzi, Betlemme, Luoghi santi della Palestina, tipografia dei padri francescani, Gerusalemme, 1971). La Chiesa della Circoncisione che tanto ha sofferto a causa delle persecuzioni subite dal potere romano e da quello rabbinico, scomparirà, paradossalmente, con l’avvento di Costantino il Grande, allorquando sarà assorbita dalla Chiesa proveniente dal paganesimo. Ma è a questi giudeo-cristiani che noi dobbiamo le proto reliquie del Cristianesimo primitivo. Sono loro che ci hanno lasciato le tracce significative del passaggio di Cristo, non solo a Betlemme, ma in tutta la Palestina. Non è solo la presenza di graffiti paleocristiani, a gettare luce sulla veridicità del racconto evangelico. Anche tradizioni successive, avvalorano i dati archeologici. Ma è doveroso sottolineare che già nell’antichissimo testo apocrifo, detto Protovangelo di Giacomo (II secolo), si menziona una grotta(Protovangelo di Giacomo, [18]). Al di fuori di questo testo, che tra l’altro non concorda con i dati evangelici di Matteo e Luca, dove manca l’accenno alla grotta, è nel filosofo e martire Giustino che troviamo la menzione della grotta. Giustino è un Palestinese originario di Flavia Neapolis (Sichem), che scrive opere cristiane verso il 150 d.C.. Ebbene, nella sua opera apologetica, Dialogo con Trifone, così scrive: “Al momento della nascita del bambino a Betlemme, poiché non aveva dove soggiornare in quel villaggio, Giuseppe si fermò in una grotta prossima all'abitato e, mentre si trovavano là, Maria partorì il Cristo e lo depose in una mangiatoia, dove i Magi, venuti dall'Arabia lo trovarono”(Giustino, dialogo con Trifone, 78 ). Giustino, però, non dice di aver visto la grotta, ma, essendo Palestinese, può aver attinto questa notizia a testimoni diretti, magari a quegli stessi giudeo-cristiani che, attraverso i graffiti tuttora visibili, hanno palesato una particolare venerazione per Betlemme e per quello che è venerato come il luogo della Natività.   Secondo quanto scriverà Girolamo successivamente, l'imperatore Adriano all'inizio del II secolo, volendo far sparire ogni traccia di culto cristiano, trasforma la zona della grotta in un bosco con un tempio pagano dedicato ad Adone. Ma il gesto ottiene l'effetto contrario, conservando la memoria del luogo della grotta e del culto cristiano ad essa legato"(Cfr. Sui passi di Dio, Guida, ELLE DI CI LEUMANN, pag. 70. ). La profanazione non dura a lungo e la grotta della Natività può tornare, finalmente, ad essere luogo di venerazione da parte dei cristiani e dei pellegrini. Tanto è vero che Origene, insigne studioso di Cesarea Marittima, vissuto tra il 185-253/254, nella sua opera apologetica Contra Celsum, scrive tra l'altro: "Si mostra a Betlemme la grotta nella quale Gesù è nato, e, nella grotta, la mangiatoia dove fu avvolto in fasce”. 

   Nella prima metà del IV secolo, forse nell'anno 326, certamente invogliato dalla madre, la cristianissima Elena, Costantino fa innalzare una basilica sulla grotta della Natività. Lo attestano Eusebio e il Pellegrino di Bordeaux. Ed è proprio quest’ultimo a lasciare scritto: "Dove il nostro Signore Gesù Cristo venne alla luce è stata costruita una basilica per ordine di Costantino". E’ successivamente Giustiniano, nel 540, a ristrutturare a fondo la Basilica, modificandone la pianta e rendendola ancora più bella. 

    Ma troppe dolorose vicissitudini si susseguono nella storia della città, anche se la Basilica della Natività viene preservata, quasi miracolosamente, dalle devastazioni. Nel 614 il re persiano Cosroe, che già aveva raso al suolo tutti gli edifici cristiani della Terra Santa, mentre sta per ordinare la distruzione della Natività, volge la sua attenzione ad una scena raffigurata sul frontone della Basilica. Sono i Magi, sapienti orientali vestiti con i costumi Persiani, quasi ad indicare la possibile origine del loro viaggio alla ricerca del Re giusto. Cosroe riconosce i sapienti della sua Terra e, per rispetto a questa scena raffigurata sul frontone, ordina di preservare la Basilica dalla distruzione.

   Successivamente è la volta delle milizie arabe di Omar, le quali risparmiano la Basilica della Natività perché vedono raffigurata la Madonna col Bambino. E si sa: Maria è venerata anche dalla religione islamica. A causa delle continue devastazioni si decide, in seguito, di murare in parte la porta centrale della Basilica, per lasciarvi l'attuale piccola apertura: in modo da impedire che venga dissacrata, ancora una volta, dall'ingresso ostile di soldati con cavalli e cammelli. 

    I lavori di restauro della Basilica, operati tra il 1962 ed il 1964, hanno permesso di far conoscere ai cristiani ed ai pellegrini anche le altre grotte attigue a quella della Natività, avvalorando ancora di più il fatto che le grotta fosse venerata da tempi antichissimi. La questione rimane, comunque, aperta, dando adito agli Studiosi di estrapolare ed interpretare i dati evangelici e le tradizioni successive a loro uso e consumo. Ma è bene pensare all'autenticità di Betlemme come città natale di Gesù di Nazareth, perché le tradizioni concordano sull'autenticità storica dei dati evangelici, confermata, peraltro, dell’archeologia. 

    La nascita di Gesù, avviene a Betlemme, in un periodo che va dal 37 a. C. al 14 d.C.(Cfr Lc 2,1). Volendo prendere come sicure le notizie che ci dà Luca, Gesù nasce sotto il regno di Cesare Augusto. 

    Attualmente Betlemme è una è una città palestinese, capitale del Governatorato di Betlemme sotto l'Autorità Nazionale Palestinese.