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   Nel Vangelo di Giovanni Gesù dice ai suoi amici: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto.    Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io”(Gv 14,1-3)


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Spiritualità Eucaristica

Cuore a Cuore


 Gesù Cristo, Figlio di Dio, è in mezzo a noi in corpo, sangue, anima e Divinità. La Sua è una presenza sacramentale, Eucaristica. E’ la PRESENZA. Non una presenza simbolica, non puramente spirituale, ma viva, palpitante, amorosa, quasi fisica. Con i nostri occhi impastati di creta non possiamo vedere ciò che supera il sensibile. Ecco perché è vitale percepire con lo sguardo della fede questa presenza nel pane e nel vino consacrato. Non solo, ma dobbiamo sentirci partecipi di questo immenso Dono che Egli ha elargito all’umanità intera. L’Eucaristia è uno dei Segni supremi dell’Amore di Dio per noi. E non è un caso se Gesù ce l’ha lasciata alla vigilia della sua Passione e morte sulla croce. Ha voluto darci il Memoriale della sua Presenza, il Segno che quel Giovedì Santo già anticipò il segreto della sua risurrezione. E da quel giorno il “Segno” è ancora lì, visibile in tutte le Chiese del mondo, sia che si tratti delle meravigliose cattedrali innalzate dalla Civiltà cristiana europea, sia delle grandi e moderne chiese d’America, d’Australia, dell’Africa e dell’Asia, sia delle miriadi di chiese, chiesine, cappelle che la povertà umana ha innalzato, pur nelle condizioni più miserabili, al DIO CON NOI, l’Emmanuele. Ma è lo stesso Gesù, Dio vivo e vero, ad abitare nelle solenni cattedrali romaniche e gotiche d’Europa, le moderne Chiese in cemento del continente americano e le povere chiesette impastate di paglia e fango dei popoli poveri del terzo mondo. E’ lo stesso Gesù che si presenta a tutti gli uomini, ma particolarmente ai deboli, ai poveri, agli umili, per donare loro la sua stessa vita. L’Eucaristia è il centro della vita cristiana. Non si può parlare di Cristo, Figlio di Dio rivelato, senza considerare questa sublime Presenza. Non si può amare Cristo, senza amare questo Pane che è il Suo Corpo, non si può essere cristiani, senza mangiare queste “Carni Immacolate”. Ma avvicinarsi a Gesù, presente nell’Eucaristia, non significa solo mangiare questo “Corpo adorabile”. Gesù va avvicinato, pregato, bramato, respirato, adorato, ascoltato nel silenzio, sentito nel cuore, imitato, amato. Di qui lo scopo di queste “espressioni di un’anima orante” che vogliono significare un contatto visibile, sensibile, palpabile, vitale, tra questa ed il suo Dio, tra la sposa ed il suo Sposo, tra la pianta e la Sorgente stessa che l’irriga, tra l’amica e l’Amico, tra la creatura ed il Creatore, tra l’amato e l’Amante. Voglio auspicare che questa raccolta di preghiere Eucaristiche possa essere d’aiuto a ritrovare, nel contatto diretto con Gesù Eucaristico, la felicità piena di sentirsi amati dall’Adorabile Dio. Sentire, cioè, nel nostro cuore, i palpiti del suo Cuore.





Alla Tua Presenza

   Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Ho detto a Dio: “Sei tu il mio Signore, senza di te non ho alcun bene”. Per i santi, che sono sulla terra, uomini nobili, è tutto il mio amore. Si affrettino altri a costruire idoli: io non spanderò le loro libazioni di sangue né pronunzierò con le mie labbra i loro nomi. Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi, è magnifica la mia eredità. Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio cuore mi istruisce. Io pongo sempre innanzi a me il Signore, sta alla mia destra, non posso vacillare. Di questo gioisce il mio cuore, esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra. (Salmo 16,1-11) 

 

   Eccomi Signore, sto qui, alla tua presenza. Con tutto il peso delle mie debolezze, delle mie miserie, dei miei limiti. Ma con l’anelito di sentirmi vicino a Te, mio Signore e mio Dio. Sono qui vicino a te con il capo chino e lo spirito abbandonato al tuo Amore. Sono come il bambino che tra le braccia della mamma si lascia cullare dolcemente dalle sue melodie, riposandosi sul suo petto sicuro. Lo so che tu sei qui, racchiuso in un pezzo di pane. Lo so che tu mi guardi, mi ascolti, mi penetri con il tuo Spirito, mi Ami. Com’è paradossale questo tuo Amore! Quanta delicatezza sconfinata dimora in te! Sei lì ad attendermi, sempre: mattino, giorno, pomeriggio, sera. Anche le ore della notte sei disposto ad ascoltare ed abbeverare d’amore l’anima che da te accorre come la “Cerva che anela a corsi d’acqua”. Sei qui Signore, ed io ti guardo con gli occhi della fede e ti vedo presente allo stesso modo in cui tu percorrevi le vie della Palestina. Sei lo stesso Gesù che apriva il suo cuore ai peccatori. Sei lo stesso Gesù che annunciava la Buona Novella della venuta di Dio per condividere in tutto, fuorché nel peccato, la nostra stessa vita, ed introdurci nella Casa del Padre tuo. Sei il medesimo Gesù che ha guarito i malati, risanato i lebbrosi, donato la vista ai ciechi, la parola ai muti, il perdono ai peccatori, l’Amore alle anime solitarie, la tenerezza ai tuoi discepoli, la promessa del Regno al popolo di Israele. Sei qui, Signore; ed io so che tu mi conosci e mi ascolti, e mi ami di amore infinito, come solo un Dio può amare. E mi ami nonostante le mie manchevolezze. Mi ami malgrado le mie infedeltà. Mi ami senza curarti delle mie passioni. Mi ami benché sappia quanto è volubile il mio cuore, quanto inaffidabile la mia anima, quanto instabile il mio sentimento verso di te, quanto tiepido è il mio amore. Mi ami pur sapendo quanta poca fede alberga nel mio cuore. Mi ami pur conoscendo che sono manchevole di tutto. Mi ami, Signore, perché mi ami. Tutto è gratuito in Te. Niente è dovuto. Mi ami perché è nel tuo stesso Essere l’esigenza di amare. Mi ami perché, al di sopra di tutto, la mia stessa esistenza è un Tuo Atto d’Amore. Mi ami perché Tu sei l’Amore, o Signore. Sono qui, Signore, alla tua Presenza. Sono qui per benedirti, per lodarti, per cantarti il mio Amore, il mio sentimento, la mia lode, tutto il mio bene. Ma sono qui anche per affidarti tutto me stesso. Sono qui alla tua Presenza, come fossi in terra di Palestina. Sono qui a chiederti, come ti chiederei a Gerico: “Signore, che io veda!”. Sono qui ad implorarti, come ti implorerei a Cafarnao: “Signore, che io cammini!”. Sono qui a pregarti, come ti pregherei vicino al Giordano: “Signore, permettimi di seguirti”. Sono qui ad invocarti, come ti invocherei nella casa di Simone il fariseo, piangendo i miei tanti peccati ai tuoi piedi: “Signore, perdonami”. Sono qui, Signore, alla tua presenza, a chiamarti come ti avrei chiamato a Cana: “Signore, partecipa alla mia gioia”. Sono qui alla tua presenza per domandarti, come ti avrei domandato nella sinagoga di Cafarnao: “Signore, dammi, dammi da mangiare il tuo pane; dammi da bere il tuo sangue, perché io possa divenire tuo consanguineo nell’Amore”. Sono qui, Signore, a desiderare, con lo stesso sentimento che nutrirei nel Tuo Paese: “Signore, mondami dalla lebbra del peccato!”. Sono qui, Signore, ai tuoi piedi a domandarti, come avrei fatto personalmente: “Signore, aumenta la mia fede”. Sono qui, Signore, perché Tu lo vuoi. Io so che tu non ti stancheresti mai della mia presenza. Tu mi terresti sempre con Te, avvolto nelle spire tenerissime del Tuo Amore, docilmente, ai tuoi piedi, come Maria di Betania. Sono qui, Signore, a respirare la tua Presenza. Una Presenza di Vita, di pace, di Amore, di perdono. Una Presenza Divina, la tua: Si, Signore, sono qui. Tacciano le mie labbra e parli il mio cuore! Anzi no! Sii tu a parlare al mio cuore, ai miei sentimenti, alla mia anima.  




La Tua Mano sulla mia spalla

   Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo. Ti sono note tutte le mie vie; la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, gia la conosci tutta. Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano. Stupenda per me la tua saggezza, troppo alta, e io non la comprendo. Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell'aurora per abitare all'estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra. Se dico: «Almeno l'oscurità mi copra e intorno a me sia la notte» ; nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno; per te le tenebre sono come luce. Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno. Quanto profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio; se li conto sono più della sabbia, se li credo finiti, con te sono ancora. (Salmo 138,1-18)


   Oggi, Signore, è stata una giornata un po' tesa. Mamma buona, tu sai l'ostruzionismo che incontriamo in ufficio io ed il mio collega. Stasera ti ho offerto, o Gesù, le mie sofferenze ed il mio amore. Quando ti ho ricevuto nel mio cuore, nella comunione eucaristica, ho sentito che Tu eri con me; ho sentito la tua Presenza ed ho pensato ai Santi che passavano ore ed ore in adorazione davanti a Te, presente nell'Eucaristia. Caro Gesù, ti ho sentito come un fratello maggiore; una Presenza viva, palpitante, in me. Sono sempre più convinto che ciò che ho scoperto di Te lo devo alla Mammina Celeste. Mamma, accompagnami Tu, col Tuo sguardo; fammi sentire la Tua mano sulla mia spalla. Mamma mia, fiducia mia. Grazie di tutto.




Mi sono incontrato con Te, Signore

(18 marzo 1978)

   «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete» (Gv 6,35)


    Oh Signore, sono contento per questa giornata, ma soprattutto perché anche oggi mi sono incontrato con Te: Corpo, Sangue, Anima e Divinità.

   Com'è dolce l'Eucaristia. E' stupendo pensare che in quell'ostia bianca, in tutte le ostie bianche, ci sei Tu. Tu o Gesù che aspetti di donarti a noi. Gesù caro, anche stasera Ti rinnovo il mio affetto, il mio amore che vorrei dire totale. Ma riconosco che quando si è trattato di provarlo, sono venuto meno. Com'è brutto cadere! Com'è bello salire a Te, alle Tue bellezze. Oh Gesù, mi sento tanto indegno di servire il mio Signore. Se penso, però, che Tu ci hai dato una Mamma come la Madonna, allora mi faccio coraggio e mi offro a Te per le Sue mani, e riconosco che ricomincio a credere che ogni mia azione, offerta per Maria, diviene una vera offerta a Te. Mamma buona, Mamma cara, Ti voglio tanto bene. Fammi puro, casto, testimone di Gesù dappertutto. Mammina, Ti offro il mio cuore; prendilo! E' Tuo. Sento la tua dolcezza che è la dolcezza del Tuo Figlio; sento la Tua tenerezza. Mamma buona, ti raccomando la mia famiglia, la famiglia delle mie sorelle e di mio fratello, le mie nipotine. Mamma buona, fammi santo.



In silenzio... Tu parli al mio cuore

   Sto in silenzio, non apro bocca, perché sei tu che agisci (Sl 39,10)


   Signore, la mia testa è piena di parole. Parole vuote, senza senso, parole, parole, parole. Nulla mi attrae, nulla suscita in me stimoli a sentire, ad ascoltare. Sono stanco, Signore. Stanco di leggere le solite notizie sui giornali. Stanco di vedere le solite cose per Tivù. Stanco di ascoltare i soliti rumori per strada. Stanco di intendere i soliti discorsi della gente. Stanco perché le parole sono divenute una selva, una una foresta nella quale tutto è ricondotto al parlare, al chiacchierare.    

   Ho voglia di silenzio, Signore; del Tuo silenzio. 



Alla fonte della vita     

    Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio. L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio? Le lacrime sono mio pane giorno e notte, mentre mi dicono sempre: “Dov'è il tuo Dio?”. Questo io ricordo, e il mio cuore si strugge: attraverso la folla avanzavo tra i primi fino alla casa di Dio, in mezzo ai canti di gioia di una moltitudine in festa. Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio. In me si abbatte l'anima mia; perciò di te mi ricordo dal paese del Giordano e dell'Ermon, dal monte Misar. Un abisso chiama l'abisso al fragore delle tue cascate; tutti i tuoi flutti e le tue onde sopra di me sono passati. Di giorno il Signore mi dona la sua grazia di notte per lui innalzo il mio canto: la mia preghiera al Dio vivente. Dirò a Dio, mia difesa: “Perché mi hai dimenticato? Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico?”. Per l'insulto dei miei avversari sono infrante le mie ossa; essi dicono a me tutto il giorno: “Dov'è il tuo Dio?”. Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio. (Salmo 42, 1-12)    


   Eccomi qui, Signore, davanti a te che sei la fonte della vita. Sei lo stesso Dio che ha creato l’universo con un Atto di Amore, effondendo su tutta la creazione il tuo Spirito. Sei il medesimo Dio che, al culmine della creazione ha voluto plasmare l’uomo a sua “immagine e somiglianza”, elevando questa tua creatura alla sommità di tutto il creato. Sei tu, o Signore, il Dio che ha voluto stringere un patto, un alleanza indicibile con noi, elargendo la tua benedizione. 

   Ma noi abbiamo peccato, all’aurora della nostra Storia. E tu, nonostante la nostra ribellione, hai lasciato intravedere, nel crepuscolo di questa prima alleanza, l’inizio di un tempo in cui tu stesso ci avresti condotto per mano sulla via della vita. Ci hai dato Abramo per padre nella fede e con lui hai voluto sancire una nuova Alleanza per mezzo della quale tu, o Signore, ti sei preparato un popolo che fosse “luce delle nazioni” (Is 42,7), perché porti la tua salvezza fino alla fine della terra. In questo antico popolo dell’Alleanza che ha cantato “Sono in te tutte le mie sorgenti” (Sl 87,7), sei venuto Tu a piantare la tua Tenda e, salendo dalle acque del Giordano, a farci rinascere di nuovo nell’acqua e nello Spirito (Cfr. Gv 3,8). “Dammi da bere”, hai detto alla Samaritana. Ma la tua, o Gesù, non è una semplice sete. La tua è sete d’amore. E’ la stessa arsura che hai manifestato sul Calvario, quando non avendo che un’ultima goccia di sangue da donarmi, hai quasi sussurrato:”Ho sete” (Gv 19,28). Hai sete del mio amore, del mio affetto, della mia tenerezza. E so che posso darti da bere e tante volte non lo faccio. Posso darti da mangiare e spesso rinuncio, posso vestirti e raramente me ne ricordo. Anche un bicchiere d’acqua dato al più piccolo dei tuoi fratelli e dei miei fratelli è dato a te stesso. Perché tu continui ad aver fame, ad aver sete, ad avere bisogno di un vestito o di un mantello. Continui ad essere presente tra gli uomini, tra i più poveri, ma anche tra i ricchi, perché ovunque c’è bisogno di amore ci sei tu che sei l’Amore. Tu vuoi il mio amore. Tu mi vuoi o Signore ed io sono qui, davanti a Te. Sono qui con te, cuore a Cuore, nell’intimità della tua Casa. Mi fai capire, attraverso il dialogo con la donna di Samaria, che se berrò “dell’acqua che tu mi dai, non avrò più sete, anzi l’acqua stessa che mi farai bere, diventerà in me, sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna” (Cfr. Gv 4,14). Ma io voglio avere sete di te o Signore. Io voglio bere la tua acqua fresca e rigenerante per la mia anima. Io desidero bere di te per diventare Te, per essere con Te, nell’intimità del Tuo Amore, per amarti con il tuo stesso amore, per onorarti con la tua stessa vita, per ringraziarti con la tua stessa Eucaristia che è “Ringraziamento” al Padre. Si, Gesù, io con te non soffrirò né fame, né sete e non sarò colpito né dall’arsura, né dal sole, perché tu mi condurrai alle sorgenti di acqua (Cfr. Is. 49,10 ). Tu mi pascerai a bere la tua stessa acqua. Tu me lo hai promesso, dicendo:”Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me, come dice la Scrittura: fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno” (Gv. 7,37-38). Dandomi la tua acqua, tu mi ridoni la forza dello Spirito e mi fai rinascere a nuova vita. E l’acqua che tu mi dai scaturisce dal tuo seno. 



Cosa faresti al posto mio?

 “Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi”(Ef. 5,1)


   Com’è difficile, Signore, mettere in pratica la tua Parola. Vorrei vivere sereno e tranquillo. Ma il quotidiano mi riserva ansie. preoccupazioni, tensioni. Vorrei formulare dei progetti per il futuro, ma tutto mi appare nebuloso ed io stesso mi vedo in balia delle onde di questa storia che spesso fa emergere il male di fronte al bene. Vorrei starmene quieto e placido a gustare la pace ed il silenzio della mia casa e, invece, tu mi chiami in trincea a testimoniare, fino a costo della mia stessa vita, il tuo amore Divino. Vorrei essere un’immagine palpabile di Te e del tuo amore, e invece mi accorgo di apparire, molte volte, una falsa copia di te. Vorrei incarnare nel mio cuore e nelle mie azioni il tuo messaggio della montagna, e mi rendo conto che l’orgoglio e la vanità affiorano nei miei comportamenti. Vorrei essere umile e semplice come lo sei stato tu, e invece non lo sono. Vorrei essere buono, o Signore, ma i fremiti dell’impazienza e dell’ira turbano il mio povero cuore.

    L'altro giorno mi sono incontrato con un amico. Anche lui cerca di “Seguirti” o Signore. Anche lui, come me, vuole amarti ed onorarti, Signore. Ma non ci siamo capiti. Eppure abbiamo gli stessi ideali, lo stesso amore al Vangelo, lo stesso desiderio di autenticità, i medesimi sentimenti di amore e devozione alla Madre tua, il comune ideale associativo. Lui non aveva condiviso alcune mie scelte, Io non approvavo il suo metro di giudizio. Non ci siamo capiti. Si, alla fine ci siamo dati la mano. Si, abbiamo pensato o creduto di chiarire. Ma chi di noi aveva avuto il coraggio, perché di coraggio si tratta, di rinunciare al proprio “Io”, al proprio “orgoglio”, al proprio pensare di stare dalla parte della ragione? Si, i nostri rapporti riprenderanno come prima. Ma mi sono interrogato, Signore. “Tu, cosa avresti fatto al mio posto?”. Non ho avuto l’ardire di rispondere. Ho solo pensato che, forse, potevi non essere totalmente d’accordo con me. Ho pensato, Signore, che è ancora lunga la strada che devo percorrere per rinunciare a me e trovare Te nel mio cuore e nella mia vita. Ho creduto di pensare bene, di fare bene, giudicare bene. Ho creduto, ho pensato, ho fatto. Si, Signore. Ora sono qui, ai tuoi piedi. Col capo chino ad iniziare un nuovo cammino. Ancora più su, ancora più vicino a te, ancora più abbandonato nelle tue lunghe braccia. Vedi, la nostra storia quotidiana è pervasa di questi momenti di difficoltà in cui tante volte noi ci chiediamo: “Tu cosa avresti fatto al posto mio?”. E mi rendo conto che la tua risposta sarà maggiormente udibile nel mio cuore quanto maggiore sarà il tempo che io dedicherò all’ascolto della tua Parola. E vedo che la tua risposta sarà maggiormente presente nella mia vita, quanto maggiore sarà il tempo che io vivrò insieme a Te, qui, davanti al tabernacolo Eucaristico. Aiutami, Signore Gesù. ad essere sempre me stesso, senza alterare la genuinità della mia personalità, ma nella semplicità della vita e nell’umiltà della consapevolezza di essere un’anima bisognosa di tutta la tua misericordia e di tutto il tuo Amore. Aiutami, Signore Gesù, ad essere sempre te stesso, con il Tuo Amore, la tua comprensione, la tua misericordia senza limiti, specialmente con i peccatori. Aiutami a sapermi donare senza esibizione, elargendo a tutti il sorriso condito dalla disponibilità e dalla tolleranza, senza alcuna chiusura a nessuno. Laddove c’è una persona che mi offende o mi calunnia, fammi essere Te, che tutto perdoni. Laddove c’è chi mi odia, fammi essere Te, che tutto ama. Laddove c’è chi mi fa del male, fammi essere Te, che tutto riconduce al bene. Laddove c’è chi mi disprezza, fammi essere Te, che flagellato e sputato, rispondesti con il tuo silenzio.



Vigilia di Natale

   oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore (Lc 2,11)


   Oggi è la vigilia di Natale 1997. Ho accompagnato mia madre da mia sorella per preparare il Cenone di stasera. Io ho preferito tornare a casa e gustarmi un po’ di silenzio. C’è troppo rumore per le strade, nei negozi e finanche nelle Chiese che si preparano alla grande liturgia della notte. La città è illuminata a festa per prepararsi a questa solennità così sentita dalla gente. Eppure, Signore, questa festa non mi dice più niente. Non ce l'ho con Te, Signore, non mi riferisco al tuo Natale, ma ad altro. Ieri sera ho visto per televisione un gruppo di musica leggera che cantava TU SCENDI DALLE STELLE con un ritmo moderno, mentre accompagnava la melodia con una danza. Com’è diverso, questo, dal tuo Natale! Sei venuto silenziosamente, discretamente duemila anni fa, scegliendo una grotta che faceva da stalla per gli animali. Betlemme era molto chiassosa in quei giorni. Proprio come le nostre città di questi giorni. C’era il censimento di Augusto e molte famiglie erano tornate nella cittadina di Efrate per farsi registrare. Gli alberghi erano pieni. La gente si riversava per le strade a chiacchierare, urlare, fare compere, incontrarsi, rivedersi dopo tanto tempo. Chiasso, rumore, baldoria che ha fatto corona ad un avvenimento troppo silenzioso per essere percepito, accettato, solennizzato subito. Tu eri nato e nessuno, ad eccezione di alcuni umili e semplici pastori, si era accorto di niente. Troppo chiasso distraeva la gente. Troppo rumore per nulla.  Anche oggi è così, Signore. Anche oggi la gente è presa dalla voglia di fare confusione, di festeggiare il Natale con grandi Cenoni, stare insieme. Mangiare, bere, celebrare la festa sì da memorizzarne il ricordo. 

   Sono qui, Signore. Sono solo, davanti a Te. Questa notte verremo tutti da te, con la pancia piena e forse un po’ sbronzi, dopo aver anche giocato, a “festeggiare” religiosamente questo tuo Natale. Sono solo, Signore. Tu lo sai che ho una piccola “croce”, un piccolo “handicap” che mi ha impedito di farmi una famiglia. Ma non te ne faccio una colpa. Anzi, tutt’altro, ho imparato a leggere, in questa mia condizione, la tua volontà, il tuo desiderio di volermi su una strada diversa dalle altre. Una via non facile, ma che predispone alla serenità ed alla gioia. Basta volerla accettare con un “abbandono” filiale a Te, Signore. 

   Sì, è vero, è più facile essere soli quando non si è sposati. Ma la mia non è una vera solitudine. CI SEI TU, Signore, a dare senso alla mia vita. Si, è vero, nel profondo del mio cuore sento un senso di amarezza. Ma è balsamo che mi circonda della Tua Presenza. Si, è vero, mamma avrebbe voluto che stessi con Lei da mia sorella, per mangiare insieme le zeppole e scambiare parole con i nipoti, il cognato, la sorella. Ma ho preferito tornare a casa per stare un poco solo e parlare con Te. Ho voluto assaporare un po’ di pace nella tranquillità della mia casa. Voglio che questo tempo venga scandito non secondo i ritmi rumorosi del mondo ma attraverso la tua cadenza. Voglio pregare, voglio leggere, voglio pensare a Te, Signore. Ci sarà tempo per stare con i miei, questa sera. Ma ora il mio cuore cerca pace, tenerezza, Amore, che solo Tu puoi dare. 

    Ho bisogno della mia debolezza perché tu mi faccia sentire la tua Forza. Ho bisogno della mia stanchezza, perché tu mi ridoni la freschezza del Tuo Amore. Ho bisogno del mio sonno, perché tu mi tenga sveglio per la Gioia del Natale. Ho bisogno della mia quiete, perché tu mi pervada con l’energia della Tua Parola che sta per nascere. Ho bisogno della mia pace, perché tu mi metta nel cuore la sana inquietudine di Annunciarti nel mondo. Ho bisogno della mia serenità, perché tu mi “turbi” con il messaggio col quale annunciasti a Maria la nascita del Verbo. Un turbamento che significa “Stupore” per quello che hai “combinato” per noi, Signore. Ho bisogno di Te, Signore. Perché so che nella coscienza della mia povertà, tu mi doni il Tuo Spirito. Ho cercato, Te, Signore. E ti costringo ad essere con me, nel mio cuore. E allora veramente Natale è Natale. 



Dove sei, Signore?

   Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell'aurora per abitare all'estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra. Se dico: “Almeno l'oscurità mi copra e intorno a me sia la notte”; nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno; per te le tenebre sono come luce. Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno. (Salmo 139, 8- 16)


   Quanta fatica, Signore, per i miei occhi! Il mio povero cuore ha cercato di trovare un po' di pace lontano da te. Ho cercato tante distrazioni, mi sono inabissato nelle mille e mille cose personali, credendo di trovare un po' di riposo, di dolce ozio, di sentimenti di quiete. Quest'estate, come tutte le calde stagioni della mia esistenza, trascorre tra la monotonia delle ore che danzano noiosamente davanti a me. Sì. Ho creduto di potere fare a meno di Te per un po' di tempo. Ho pensato che la mia anima potesse benissimo riposarsi un po' senza pregare, senza pensare continuamente a te, senza portarsi appresso quella voglia matta di essere tuoi discepoli e di amarti e contemplarti. Mi sono ritrovato con un pugno di mosche in mano. Anche la luce della lampada votiva che segna la tua Presenza nei tabernacoli mi lascia oltremodo indifferente. Ho preso un po' di riposo per ricaricare le batterie dell'anima, senza accorgermi d'averle letteralmente scaricate. Ho fatto a meno di te, per accorgermi poi, che Tu non fai mai a meno di me e che, anzi, mi attendi sempre, anche quando il mio cuore inquieto cerca invano, lontano da te, quella felicità che solo Tu puoi donare. Si, Signore. Sono stanco di guardare in basso. Sono logori i miei occhi di visioni terrene. Sono slogate le mie membra di un vano cammino. E' smarrita la mia mente, di un vuoto pensare. Sono in cerca di Te, Signore.



Oggi, Signore...

   Signore, mio Dio, in te mi rifugio: salvami e liberami da chi mi perseguita, perché non mi sbrani come un leone, non mi sbrani senza che alcuno mi salvi. Signore mio Dio, se così ho agito: se c'è iniquità sulle mie mani, se ho ripagato il mio amico con il male, se a torto ho spogliato i miei avversari, il nemico m'insegua e mi raggiunga, calpesti a terra la mia vita e trascini nella polvere il mio onore. Il Signore decide la causa dei popoli: giudicami, Signore, secondo la mia giustizia, secondo la mia innocenza, o Altissimo. Poni fine al male degli empi; rafforza l'uomo retto, tu che provi mente e cuore, Dio giusto. La mia difesa è nel Signore, egli salva i retti di cuore. Ecco, l'empio produce ingiustizia, concepisce malizia, partorisce menzogna. Egli scava un pozzo profondo e cade nella fossa che ha fatto; la sua malizia ricade sul suo capo, la sua violenza gli piomba sulla testa. Loderò il Signore per la sua giustizia e canterò il nome di Dio, l'Altissimo. (Salmo 7,2-6.9-11.15-18)


    Oggi, Signore, il mio cuore stilla amarezza. Mi guardo intorno e mi vedo solo. Solo senza Te. Rivivo nel mio cuore la tua esperienza del Getsemani. La solitudine di fronte alla Prova mi procura un fioco lamento. Com'è duro, Signore, vivere nel dolore e nell'angoscia perché il bene tante volte è sopraffatto e perdente. Com'è duro, Signore, assistere a delle ingiustizie e non potere far nulla. Com'è duro, Signore, vedere la sopraffazione della forza sulla fragilità, della scaltrezza sull'innocenza, dell'astuzia sulla semplicità, della potenza sulla debolezza.

    Sono qui, Signore, a chiederti di cambiare il mondo. Ma io stesso sono chiamato ad operare questo mutamento. Sono qui, Signore, a chiederti il trionfo dei giusti. Ma io stesso sono mandato a realizzare questo trionfo. Sono qui, Signore, a chiederti la fine di ogni sorpruso. Ma io stesso sono invitato a vivere e lottare per questo. Sono qui, Signore, a chiederti la vittoria del Bene. Ma io stesso devo amare e benedire tutti, nonostante tutto. Com'è difficile, Signore, essere tuoi discepoli. Ti cerco, Signore: perché da solo sono un nulla. perché la mia vita non conta niente senza di Te. perché il mio fallimento, unito al Tuo sulla Croce, concorra all'Avvento del Tuo Regno. perché la mia solitudine nel mondo è la tua solitudine nel Getsemani. Io cerco il Tuo Volto, Signore, perché nelle rughe del tuo dolore io trovo il senso del mio patire. Il dolore non ha risposta alcuna. E' stato sempre così. Solo tu, Cristo, puoi medicare, con l'olio profumato del Tuo Amore e della Tua Presenza, il mio cuore piagato. Solo Tu, Cristo, puoi donarmi la Gioia Vera della Tua Presenza senza fine. Solo Tu, Cristo, puoi chinarti, come il Buon Samaritano, sulle ferite lancinanti della mia anima, e donarmi il balsamo del tuo Amore di Salvezza. Solo Tu, Cristo, puoi farmi capire che "nonostante tutto" la Storia ha cambiato registro. Duemila anni di Te non sono serviti a cambiare il mondo. Ma sono bastati a farmi capire che Tutto converge verso un termine di Amore Infinito. Si, Signore. Attraverso il buio io vedo la Luce. Oltre il dolore percepisco la gioia. Già intravedo, dopo le tenebre, la Luce del Tuo volto.  



La semplicità di cuore

   Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l'anima mia. Speri Israele nel Signore, ora e sempre. (Salmo 130)


    Sono qui, davanti a Te, appena uscito dal lavacro della Riconciliazione. Sono raggomitolato, piccolo piccolo, curvato davanti a Te, Signore. Cosa Ti chiedo? Che io viva il Messaggio della Montagna. Cosa bramo? La semplicità del cuore, la povertà di spirito, la mitezza Tua, la purezza, la Tua misericordia, la Tua fame di consolare gli altri, la Tua sete di amare anime, il Tuo abbandono alla volontà del Padre, la Tua voglia smisurata di "Darti" al Padre nei fratelli. Voglio essere bambino, Signore. Come lo sei stato Tu. Ma non l'infanzia fisiologica che Tu hai avuto, come ognuno di noi. Un'infanzia spirituale, senza malizia, senza doppiezza, senza ipocrisia, senza orgoglio, senza convenzioni né calcoli, senza autosufficienza che è quel dannato senso di vivere come se Tu non esistessi. Concedimi, Signore, di avere i Tuoi stessi occhi, innocenti, come quelli di un bambino, mansueti come quelli di un agnello senza macchia, miti come quelli della più tenera delle mamme. Dammi di essere come Tu mi vuoi. Solo così. E mi basta, Signore.



Fino a quando, Signore?

   Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? Fino a quando nell'anima mia proverò affanni, tristezza nel cuore ogni momento? Fino a quando su di me trionferà il nemico? Guarda, rispondimi, Signore mio Dio, conserva la luce ai miei occhi, perché non mi sorprenda il sonno della morte, perché il mio nemico non dica: «L'ho vinto!» e non esultino i miei avversari quando vacillo. Nella tua misericordia ho confidato. Gioisca il mio cuore nella tua salvezza e canti al Signore, che mi ha beneficato. (Salmo 12)


   Signore fino a quando dovrò soffrire così. Solo, drammaticamente solo, con la mia croce. Dappertutto vedo indifferenza, se non ostilità. Anche nel gruppo. Anche nei superiori. Non un gesto di affetto, di solidarietà, di condivisione. Distacco, solo distacco, eterno distacco. Mi guardo intorno, Signore, cercando un appiglio, una roccia su cui appoggiare la mia povera anima...Niente! Neanche nella tua Chiesa... Anche lì, i tuoi ministri sono troppo distratti da tante altre cose: il denaro, il carrierismo religioso ed ecclesiastico, il potere della gestione del sacro, l'indifferenza verso che vive solitario il dramma angosciante della propria croce.

  Neanche tu sembri più rispondere alle mie preghiere. Sembri assistere muto e silenzioso al mio consumarmi silenzioso, alla mia lacerante solitudine. Guardo il volto di Maria, ma anche Lei sembra assistere muta e silenziosa. Da chi andare, Signore? Sono Solo, Signore. Tu continui a nascondermi il tuo volto. Fino a quando nell'anima mia proverò affanni, tristezza nel cuore ogni momento?  

   C'è un solo punto, nell'universo del mio sguardo, dove posso posare gli occhi e trarre giovamento. E' Lì, dove un uomo è disteso su una croce. Anche la sua è sofferenza innocente. Anche lui ha provato l'ostilità, il disinteresse, il male della gente. E penso: Se lui è morto per sempre, anche io sono morto per sempre. Che angoscia! Che disperazione! Che Vita è questa!!! Ma se lui è risorto, io sono risorto con Lui. E allora anche il mio dolore, quasi disperante, si stempera in un sentimento di abbandono. Lo abbraccio e lo tengo stretto a me, dicendogli: SOLO TU CRISTO PUOI DARE UN SENSO ALLA MIA VITA! TI PREGO, NON ABBANDONARMI, TIENIMI ABBRACCIATO A TE. IMMERGIMI CON TUTTE LE MIE PENE NELL'OCEANO IMPETUOSO DELLA TUA INFINITA TENEREZZA.

   Voglio essere come Abramo, Signore, perché egli "ebbe fede sperando contro ogni speranza"(Rm 4,18). Anche se tutto dovesse essere contro di me, se tutti dovessero congiurare contro di me, mi abbandonerò totalmente a te, abbracciandoti con tutta la tua croce. "L'amore si conosce nel dolore", così dicesti a Padre Pio, ed io nel mio dolore lancinante voglio darti la prova più sublime del mio amore, Signore. Nella tua misericordia ho confidato. Gioisca il mio cuore nella tua salvezza e canti al Signore, che mi ha beneficato.



Voglio stare con Te, Signore?

(Capodanno 2004)

   Salmo. Di Asaf. Quanto è buono Dio con i giusti, con gli uomini dal cuore puro! Per poco non inciampavano i miei piedi, per un nulla vacillavano i miei passi, perché ho invidiato i prepotenti, vedendo la prosperità dei malvagi. Non c'è sofferenza per essi, sano e pasciuto è il loro corpo. Non conoscono l'affanno dei mortali e non sono colpiti come gli altri uomini. Dell'orgoglio si fanno una collana e la violenza è il loro vestito. Esce l'iniquità dal loro grasso, dal loro cuore traboccano pensieri malvagi. Scherniscono e parlano con malizia, minacciano dall'alto con prepotenza. Levano la loro bocca fino al cielo e la loro lingua percorre la terra. Perciò seggono in alto, non li raggiunge la piena delle acque. Dicono: «Come può saperlo Dio? C'è forse conoscenza nell'Altissimo?». Ecco, questi sono gli empi: sempre tranquilli, ammassano ricchezze. Invano dunque ho conservato puro il mio cuore e ho lavato nell'innocenza le mie mani, poiché sono colpito tutto il giorno, e la mia pena si rinnova ogni mattina. Se avessi detto: «Parlerò come loro», avrei tradito la generazione dei tuoi figli. Riflettevo per comprendere: ma fu arduo agli occhi miei, finché non entrai nel santuario di Dio e compresi qual è la loro fine. Ecco, li poni in luoghi scivolosi, li fai precipitare in rovina. Come sono distrutti in un istante, sono finiti, periscono di spavento! Come un sogno al risveglio, Signore, quando sorgi, fai svanire la loro immagine. Quando si agitava il mio cuore e nell'intimo mi tormentavo, io ero stolto e non capivo, davanti a te stavo come una bestia. Ma io sono con te sempre: tu mi hai preso per la mano destra. Mi guiderai con il tuo consiglio e poi mi accoglierai nella tua gloria. Chi altri avrò per me in cielo? Fuori di te nulla bramo sulla terra. Vengono meno la mia carne e il mio cuore; ma la roccia del mio cuore è Dio, è Dio la mia sorte per sempre. Ecco, perirà chi da te si allontana, tu distruggi chiunque ti è infedele. Il mio bene è stare vicino a Dio: nel Signore Dio ho posto il mio rifugio, per narrare tutte le tue opere presso le porte della città di Sion. (Salmo 72)


   Che cos'è quella forza che spinge il mio cuore a cercare Te, racchiuso in un pezzo di pane? Che cos'è che mi spinge inesorabilmente a cercare Te, Signore? Che cosa hai messo nel mio cuore? Perché, Signore, tutto mi sembra vanità? Perché, Signore, il mio cuore non anela altro che Te? Perché, Signore, mi sento assorbito in un vortice che è amore e voglia di tenerezza? Cosa c'è dentro di me? Non capisco, Signore, perché mi attiri inesorabilmente a Te e fuori di Te non c'è niente che possa assorbire il mio cuore, i miei pensieri, i miei sentimenti. "Ci hai creato per Te, Signore - diceva Sant'Agostino - e la nostra anima non ha pace fino a quando non riposa in Te".

   Oggi, Signore, voglio iniziare il nuovo anno insieme a Te. Voglio stare con Te Signore. Tu mi hai messo nel cuore una sete d'amore. Mi basta stare alla tua Presenza. Stare seduto, rannicchiato, col capo chino davanti al tuo Tabernacolo. Perché dentro ci sei Tu. Presente in un tozzo di pane azzimo. Davanti a Te, Signore Gesù, io non parlo; io non mi pongo a pensare; non esprimo con le flebili parole del mio povero linguaggio, il mio amore verso di Te. Cosa potrei dirti, che tu non sai? Perdonami, ma più che parlare voglio tacere, lasciandomi riscaldare dalla Tua Tenerezza Divina, lasciando che il mio cuore percepisca i battiti infiniti del tuo cuore; lasciando che tu mi copra col tuo manto di misericordia; lasciando che tu cambi l'acqua della mia anima in vino spumeggiante del Tuo Spirito, come hai fatto a Cana di Galilea.

    Gesù Tenerezza, Gesù amore, solo Tu puoi rendermi felice. Solo tu puoi appagare la mia sete di felicità che, poi, non è altro che una Sete di amore, di gioia e di pace. Sono qui davanti a Te, Signore. Mi sembra che null'altro, al di fuori di questo tempo trascorso davanti a Te, abbia un senso per me. Solo Tu, Signore Gesù, dai un senso alla mia vita. Una vita serena, nonostante le croci. E di questo te ne ringrazio. Perché sono le croci che mi hanno fatto intravedere la tua Luce. E' la mia croce, la bussola che mi porta inesorabilmente a Te. Ed ora so, Signore, che è grazie ad essa che posso offrirti un segno inequivocabile del mio amore.



La Tua Pace

(Maggio 2005)

   "Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato". (Romani 5,1-5)


   Signore Gesù, presente in ogni tabernacolo del mondo, ancora una volta voglio levare a Te la mia preghiera fatta di struggente attesa. Si, Signore, io attendo Te. Ti attendo nel mio cuore quando mi avvicino al tuo santissimo sacramento eucaristico. Ti attendo e spero, perché solo Tu puoi dissetare, con il tuo amore di padre, fratello, amico e sposo dell'anima, l'anelito più profondo del mio essere. Ti chiamo, ti bramo, ti invoco, ti cerco, ti aspetto, ti voglio. Ma tu sembri non rispondermi. Ma cosa vuoi da me? Vuoi darmi la Pace ed in compenso mi chiedi più generosità nel vivere, nell'ordinario quotidiano, questo mi amore a Te. Ma lo vedi che io piango per Te?! Lo senti come il mio cuore soffre senza Te?! Si, lo so che stamattina ti ho ricevuto nel mio cuore. Eppure mi sento perduto nei meandri infiniti di questo mondo che tutto sembra disposto fuorché ascoltare nel profondo la tua voce. Che cosa posso fare per Te? Come posso testimoniarti il mio amore? E' troppo poco per me quello che faccio. Io cerco cose grandi, superiori alle mie forze, e non mi rendo conto che non è ciò che tu mi chiedi. Quello che Tu vuoi è altro: che io custodisca gelosamente questa perla preziosa che Iddio tuo Padre mi ha affidato sin da quando sono nato. Tu vuoi che io valorizzi tutta la mia vita, mostrandoti con la gioia e la speranza, anche nei momenti frequenti di difficoltà, che io Ti amo. E tu sai quanto ti amo. Il tuo amore è al di sopra di tutto, Signore. Niente, ormai, nel mondo, mi attira. E' il mondo stesso, con la sua falsa sapienza, ad allontanarmi da sé, mentre Tu, Signore, mi attiri inesorabilmente a Te che sei il mio Bene Infinito. Lo so cosa posso fare per Te: vivere la mia vita pienamente, completamente abbandonato alla Tua Parola di Vita. E mangiando quel Tuo Corpo che è Pane Vivo per me. Solo Tu, in questo Corpo, puoi donarmi la Vita vera. Vivere la mia vita pienamente, sublimando il mio patire con un abbandono totale a Te, Signore. E' questa la prova più alta del mio amore. E se nel dolore avrò modo di sorridere e sperare, allora ti avrò dato la prova più alta del mio amore. Nessuna prova saprà essere superiore a questa. Neanche se parlassi le lingue degli angeli o avessi un immenso uditorio televisivo che mi ascoltasse, mentre parlerei di Te, avrei un merito simile. Tu mi vuoi umile ascoltatore del Sermone della montagna e delle Parabole del Regno. Mi vuoi lì, ai tuoi piedi, laddove la Tua Parola può irrigare il terreno arido del mio cuore. Arido ma zappato dalle croci quotidiane. Ti chiedo di aiutarmi a vivere nel silenzio, Signore. Perché è nel mio silenzio che Tu parli al mio cuore. Ed è in questo silenzio che la Perla preziosa della Tua Parola si schiude integralmente, liberando la Luce immensa che Tu doni a chi sa rinunciare totalmente alle effimere luci del mondo. Solo Tu, Gesù, puoi ridare Pace a questo mio spirito piagato. Solo Tu, Signore, sei la mia Pace.



Non sono capace, Signore

(Novembre 2005)

   "Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo". (Romani 7,18)

   Stamattina sono passato davanti alla Tua Casa. Il cuore mi diceva: "Vai! Lui è lì e ti aspetta!". Faceva freddo, Signore. Ma il mio cuore mi spingeva. Era come qualcosa che ti fa palpitare. Non potevo passare davanti a Te e non entrare. Così sono venuto. Ho guardato il tuo tabernacolo. Tu eri lì. La mia bocca taceva, ma il mio cuore parlava. Un linguaggio senza parole: un palpito d'amore, ma un amore debole, fragile, incapace di corrispondere al tuo infinito amore. Si, Signore, sono incapace di parlarti. Si, Signore, sono incapace di lodarti. Sono incapace di benedirti. Sono incapace di adorarti. Sono incapace di ringraziarti. Sono incapace di dirti che Ti voglio bene. Sono incapace di dimostrarti questo bene che ho dentro di me. Sono incapace di amarti perfino là dove dovrei essere specializzato: nella mia croce. Gesù tu conosci meglio di me le mie debolezze e la piccolezza del mio cuore. Ti prego con Padre Pio: prendi questo mio cuore, riempilo del tuo amore, sicché possa amarTi come tu meriti di essere amato.  



Sei lì!

   Comandò alle nubi dall'alto e aprì le porte del cielo; fece piovere su di essi la manna per cibo e diede loro pane del cielo: l'uomo mangiò il pane degli angeli, diede loro cibo in abbondanza. (Salmo 77, 23 - 25)


   Il tuo Popolo, Signore, cerca segni. Molti vorrebbero vederti, sentirti, toccare con mano la Tua Onnipotenza. Possibile che questo Dio che è amore si nasconda ai nostri sguardi? Perché non interviene a fare giustizia ed a sradicare il male nel mondo? Perché noi lo chiamiamo e Lui non appare ai nostri sguardi assetati d'amore, di protezione, di perdono? Ci sentiamo orfani di un Padre che sentiamo lontano, e non ci accorgiamo che Egli è dentro di noi. Vogliamo aggrapparci a Lui in cerca di Lui, guardando attorno a noi, e non ci rendiamo conto che in Lui "viviamo, ci muoviamo ed esistiamo"(At 17,28). Cerchiamo un volto amorevole da fissare ed implorare in quei momenti in cui il dolore è dentro di noi e sembra che prenda il sopravvento su noi stessi, senza minimamente pensare alla Tua Presenza, accessibile a tutti. Sei lì, Signore. Sei lì, in ogni tabernacolo. Presente. Divinamente, Sacramentalmente, Personalmente, misticamente. Sei lì. A portata di tutti, vicino a tutti, accessibile a tutti. La Tua è una Presenza che offre pace, ristoro, vita. La Tua Vita Divina che si comunica a noi. Crediamo di venirti ad onorare, pensando di darti un poco del nostro tempo. Stiamo davanti te con il pensiero che ti doniamo un poco del nostro amore, o, almeno, ci illudiamo di onorarti dicendoti che ti vogliamo bene, senza renderci conto che già stare davanti ai tuoi tabernacoli è un bene immenso per noi. Crediamo di dare, di pregare, di offrire; senza sapere che riceviamo il Bene più prezioso: la Tua Vita che feconda la nostra, inaridita dai mille perché e dalle miriadi di domande vane e sciocche. Pensiamo di doverTi un poco della nostra vita per adorarti, senza minimamente pensare che sei Tu che ci ricolmi del Tuo Bene immenso: le cascate impetuose del Tuo Amore che riscalda i cuori e li impreziosisce di mille e mille doni che rinfrancano l'anima e rafforzano il cammino nel deserto della vita. Speriamo di avere delle Grazie da Te. Grazie per noi, per i nostri cari, per tutte le persone che veniamo ad elencare alla Tua Presenza, senza percepire la Grazia che fluisce dal Tuo Cuore, per inabissarci nel Tuo Amore e, completamente ignari di tutto, espandersi sul nostro piccolo e grande prossimo. Essere davanti a Te per riempirci la bocca di preghiere, di parole, di formule oranti, per lasciare il cuore inaridito, senza alcun Segno di cambiamento. È questa la preghiera? No, Signore! È altro. È stare in silenzio davanti a Te. È lasciarci avvolgere dal Tuo Silenzio che annichilisce il rumore caotico che ci portiamo dentro, finanche davanti al tuo tabernacolo. Un susseguirsi di suoni, di voci, di pensieri, di affanni, che ci illude ma non ci cambia, lasciando inalterate le nostre domande, con le inquietudini, i turbamenti e le sofferenze interiori che ci logorano come tarli nascosti. Pregare davanti a Te, dove Tu Sei Presente, è, facile e difficile insieme. È lasciare tutto per incontrare il Tutto. È stare in silenzio davanti a Te. Un assoluto silenzio, da non temere, ma amare, perché ci introduce nell'intimità viva della Tua Vita Divina, e permette a Te, Pane Vivo, di venire in noi, prendendo possesso del nostro cuore, della nostra anima, della nostra vita. Pregare davanti al Tuo Tabernacolo, Signore, è scuoterci di dosso i macigni grossi che impediscono alla piena del Torrente, di immergerci nelle acque fresche e rigeneranti del Tuo Amore. Pregare davanti a Te, Signore, è abbandonare ogni preghiera, per respirare la Preghiera unica, insostituibile, Viva, ardente, amorevole, che avverte come presente, dentro di me, il Palpito Vivo del Tuo Cuore. È allora, e solo allora, che io vivo in uno stato di quiete assoluta. Con Te vicino. Con Te che parli al mio cuore, che vivi dentro di me, che mi crei a nuova vita. È allora, e solo allora, che la mia preghiera è INCONTRO assoluto, vitale, fraterno, sponsale, Divino. Sei lì, Signore. In quel tabernacolo dove c'è un pezzo di pane azzimo. Sei lì, Signore. In quella Chiesa vuota che attende, invano, di essere riempita. Sei lì, Signore. In quell'angolo di cielo dove Tu sei in perenne attesa. Ma gli uomini cercano segni visibili, e non sanno che vicino a loro c'è il Segno dei Segni: un Dio che ha voluto essere sempre vicino a noi. Un Dio che non poteva trovare un modo più grande e sublime per comunicarsi a noi: lasciarsi guardare, contemplare, perfino mangiare da noi. Sei lì, Pane Vivo disceso dal cielo. Ed io sono qui, a pochi passi da Te. Cosa impedisce, a questo mio cuore, di essere lì, dove sei Tu?  




Preghiera di Marco

Grazie Signore!

    “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda” (Giovanni 15,163)


  Grazie o Signore che anche oggi mi hai chiamato a partecipare al Tuo sacrificio eucaristico. Grazie Signore Gesù per avermi invitato alla Tua mensa eucaristica. Grazie Signore Gesù per questo grande e immenso dono d'amore che ci hai lasciato e per questa tua continuazione a sacrificarti per noi sull'altare. Ti ringrazio e ti prego per me e per tutti quelli che ogni giorno ti ricevono nella Santissima Eucarestia e ti prego d'illuminarci con il Tuo Spirito. Fa' che il Tuo Spirito possa aprire i nostri cuori, la nostra mente e il nostro intelletto così che possiamo farTi conoscere a chi non Ti ama, Tu che sei un Dio buono che tutto dà senza nulla chiedere. Come già avvenuto,tutto Ti abbraccio, dammi il Tuo santo Amore e la perseveranza finale.

 Marco Santamaria