Gesu di nazareth

Via, Verità, e Vita

Chi è Gesù per te?

Gesù per me è


 Vai alla pagina 


Altri siti web

Padre Pio

da

Pietrelcina


Una delle più grandi anime mistiche della Cristianità


 Padre Pio 


Questo sito web è curato da Donato Calabrese, storico di Padre Pio da Pietrelcina 




Telebene

la Televisione

Spirituale


 TELEBENE 



















































Torna alla


HOME PAGE



Dove va la Chiesa?

Una volta gli chiesero a Padre Pio qual'era il problema connesso con l'applaudire nella celebrazione della Santa Messa. Padre Pio rispose: "Sul Calvario c'erano quelli che applaudivano la morte di Cristo: i soldati e i demoni". 



GLI APPLAUSI IN CHIESA: COSA AVREBBE DETTO, OGGI, PADRE PIO DA PIETRELCINA?


   Così il fido confratello e paesano, fra Modestino da Pietrelcina, descrive la Messa celebrata da Padre Pio: “La Messa di Padre Pio! Nessuna penna riuscirà mai a descriverla. Solo chi ha avuto il privilegio di viverla, può capire...”.  Perfino un'attrice famosa di Holliwood, Louretta Young, ai giornalisti che le chiedevano, di ritorno dal suo viaggio in Europa, cosa l'avesse impressionata, risposte: “La Messa celebrata da Padre Pio a San Giovanni Rotondo”.


Donato Calabrese

   Un giorno Cleonice Morcaldi domanda a Padre Pio: “Padre, che cos’è la vostra messa?”. Lui rispose: “Un completamento sacro della passione di Gesù”. E Cleonice: “Che cosa debbo leggere nella vostra Santa Messa?”. “Tutto il Calvario”, risponde Padre Pio.

  Dovrebbe bastare questo per estirpare dalla Chiesa italiana, prima, e da quella mondiale, dopo, la malapianta di una moda che sta contribuendo allo svuotamento della spiritualità e della dimensione mistica di quella che è la celebrazione centrale della liturgia della Chiesa. 

   Ma non basta. Eppure Gesù sapeva bene, nell'ultima Cena (il cui rito comprendeva l'istituzione dell'Eucaristia) che da lì a poco sarebbe morto crocifisso, e poi, sarebbe risorto. 

   Domenica mattina 3 settembre 2023, ero a Messa a Piana Romana di Pietrelcina: il luogo più Santo della nostra Terra Sannita, ed uno dei più Santi d’Italia, perché qui Gesù e Maria Santissima si sono manifestati a Padre Pio, donandogli quelle stigmate che scomprariranno visibilmente (dietro richiesta di Padre Pio al Signore), ma resteranno sempre impresse nella sua carne, fino alla morte. Quelle stigmate che designano la totale partecipazione del Frate di Pietrelcina alla Passione di Cristo Gesù. 

   Eppure, quella mattina la Messa è stata pregna di rumore, chiasso, coreografie, applausi, battiti di mani. Nulla di spirituale, nulla di mistico, nulla di silenzio, nulla di raccoglimento, nulla di nulla. È stata, potrei dire, una “non Messa”, a parte l’Eucaristia: il Signore non fa mai mancare la sua presenza! Malgrado tutto.

   La Santa Messa è stata celebrata all’estremo opposto della Santa Messa come la celebrava Padre Pio (alla quale ho avuto il privilegio di parteciparvi due o tre volte). Ma a Piana Romana è stata celebrata una santa Messa con grande confusione. Cosa che mi spinge ad andare con la mente, le emozioni, e la spiritualità, alla Santa Messa celebrata da Padre Pio.

 

      LA MESSA DI PADRE PIO. Nessun istante della giornata di Padre Pio può aiutare a cogliere, più della Santa Messa, l’essenza della sua dimensione spirituale e mistica, il senso della sua missione sacerdotale, la missione riparatrice, l’estasi d’amore che finalmente appare sul volto dell’amato. Così è la Messa celebrata da Padre Pio: un sublime tempo di grazia in cui amore e condivisione si uniscono, si confondono, si dileguano nell’offerta pura e Santa del Sacrificio eucaristico.   

   Chi ha assistito, anche una sola volta alla Messa di Padre Pio, non l’ha più dimenticata “tanto viva era l’impressione di vedere annullare ogni distanza di tempo e di spazio tra l’altare e il Calvario”, come scrisse Padre Domenico Mondrone sulla Civiltà Cattolica. 
   Già da questa espressione chi legge dovrebbe aver capito che in ogni Santa Messa l'altare sostituisce il monte Calvario. E una volta era più evidente, in quanto nella Santa Messa si accedeva all'altare salendo alcuni scalini. Ma ora si dovrebbe capire ancora di più, ma siamo "cristiani di dura cervice". 

   E allora faccio ripetere l'idea dallo stesso Padre Pio. Una volta gli chiesero qual'era il problema connesso con l'applaudire nella celebrazione della Santa Messa. Padre Pio rispose: "Sul Calvario c'erano quelli che applaudivano la morte di Cristo: i soldati e i demoni". 

   Vi basta questa risposta? E allora perché, si vuole trasformare l'Azione cruciale e infinitamente amorevole della morte in Croce di GESÙ in un'esplosiva tarantella, come quella organizzata dalla suora che dirigeva il canto dei fedeli, invitandoli a battere fragorosamente le mani? 

   Perché di fronte alla morte di Cristo si vuole fare applaudire il popolo dei fedeli che ignora gli elementi più basilari della fede cristiana, e quindi non conosce il significato e il valore della Santa Messa? 

   È partecipando alla Santa Messa che il credente dovrebbe prendere coscienza dell'AMORE INFINITO DEL CREATORE, rivelato cruentemente nell'immolazione del suo FIGLIO BENEDETTO, CROCIFISSO SULLA CROCE! Occorre capire, una volta per sempre, che la Santa Messa non è uno spettacolo teatrale, come pensano molti di voi oggi, ma è la mistica ripetizione di quanto avvenuto nel Cenacolo e sul Calvario. 

   Non applausi! Non coreografie che niente hanno a che vedere con la Santa Cena (e che voi la conoscete come Santa Messa) del Signore e Redentore nostro! Ma lacrime, lacrime di gratitudine, lacrime d'amore, verso questo Dio umanato, morto sulla croce dopo i più crudeli supplizi, e risorto (Solo il terzo giorno)! Imparate dlla Mistica cristiana! Nessun Santo, nessun mistico, ha mai applaudito la morte di Cristo su quel Calvario raffigurato dall'altare della sua consumazione e donazione Eucaristica. Tuttavia, visto che il cristiano di oggi "è di dura cervice", per aiutarvi a cogliere il significato della Messa e l'incongruenza degli applausi, vi metto qui sotto un dialogo tra Padre Pio e Cleonice Morcaldi che, spero, possa aiutarvi a inquadrare la celebrazione della Santa Messa:

   “Mai in vita mia ho assi­stito a una Messa così sconvolgente e tuttavia di una semplicità assoluta – confessò a Le Figaro, Wladimir d’Ormesson, ambasciatore di Francia presso la Santa Sede - Padre Pio si limitava a seguire i riti tradizionali, ma recitava i testi liturgici con tale chiarezza e convin­zione, che le sue invocazioni sprigionavano una tale intensità e i suoi gesti, per quanto sobri, erano di una tale grandezza che la Messa assumeva proporzioni impensate diven­tando ciò che in realtà è e che noi abbiamo invece troppo dimenticato: un atto assoluta­mente soprannaturale. Quando venne annunciata l’elevazione dell’Eucaristia e poi del calice, Padre Pio s’immobilizzò nella contemplazione. Per quanto tempo restò così con l’ostia e con le braccia alzate, al di sopra delle nostre teste? E per quanto tempo con il cali­ce?... Dieci, dodici minuti, forse di più... Non so... In mezzo alla folla, si sentiva solo il mor­morio della sua preghiera. Si era veramente trasformato nell’intermediario tra gli uomini e Dio: la punta estrema della creatura finita di fronte all’infinito. In quel momento sublime, avevo non so quante persone che mi premevano alle spalle, ma non le sentivo per niente”. 

   “Ascoltavo la Messa dal loggione – confessa un sacerdote - proprio a fianco dell’altare e non perdevo né un gesto, né un’espressione. Io avevo già celebrato migliaia di messe, ma in quei momenti mi sono sentito un povero prete, come in confessione. Perché Padre Pio parlava veramente con Dio in ogni istante della messa, potrei dire che lottava con Dio, come Abramo. E Dio era presente nella sua messa, ma non della sola presenza eucari­stica, non come nella mia messa. Così a San Giovanni Rotondo ho trovato un prete che amava Dio veramente ed intensamente nella sofferenza e nella preghiera, fino allo spa­simo: un vero santo”. 

   Cosa avvenga realmente nell’animo di Padre Pio, durante il rito Eucaristico, resta un mistero. I biglietti scritti a mano e scambiati con Cleonice Morcaldi, riportanti brevi dialoghi fatti di domande e risposte, possono aiutare non poco a penetrare l’arcano che si cela dietro le straordinarie celebrazioni eucaristiche del Frate di Pietrelcina: 

   “- Padre, che cos’è la vostra messa? - 

   - Un completamento sacro della passione di Gesù. 

   - Che cosa debbo leggere nella vostra Santa Messa? 

  - Tutto il Calvario. 

  - Padre, ditemi quanto soffrite nella Santa Messa? 

  -Tutto quello che ha sofferto Gesù nella sua Passione, inadeguatamente, lo soffro anch’io, per quanto a umana creatura è possibile. E ciò contro ogni mio demerito e per sola sua bontà. 

  - Padre, è vero che durante la Messa soffrite il supplizio della coronazione di spine? 

  - E lo metti in dubbio? 

  - Vi ho visto tremare mentre salivate i gradini dell’altare. Perché? Per quello che dovevate soffrire? 

  - Non per quello che dovevo soffrire, ma per quello che dovevo offrire. 

  - Perché piangete, quasi sempre, Padre, quando leggete il Vangelo? 

  - E ti par poco che un Dio conversi con le sue creature? E che sia da loro contraddetto? e che sia continuamente ferito dalla loro ingratitudine e incredulità? 

  - Perché piangete all’offertorio? 

  - Vorresti strapparmi il segreto? E sia pure. Allora è il momento che l’anima viene separata dal profano. 

  - Ditemelo perché soffrite tanto nella consacrazione. 

  - Perché è proprio lì che avviene una nuova e ammirabile distruzione e creazione. I segreti del Sommo Re non si svelano senza profanarli. Mi domandi perché soffro? Non lacrimucce, ma torrenti di lacrime vorrei versare! Non rifletti al tremendo mistero? Un Dio vittima dei nostri peccati!... Noi, poi, siamo i suoi macellai. 

  - Padre, perché non cedete anche a noi un po’ di questa vostra passione? 

  - I monili dello Sposo non si regalano a nessuno”. 

   Meditate, gente! Meditate! E allora? Dove sono gli applausi? 

   Dove sono le spettacolari coreografie? Dove sono i canti ricercati? Cristo muore sulla croce e sull'altare... e noi gli facciamo festa! È come se lo uccidessimo noi stessi! Basta applausi in Chiesa! Ve lo dico in nome di Cristo, in nome di Padre Pio, in nome della vera Chiesa... ovvero del piccolo Resto di quella che è la Chiesa Cattolica apostolica Romana.

   Questo scambio di battute scritte tra Cleonice e Padre Pio apporta una luce ulteriore sui profondi sentimenti del Frate di Pietrelcina:

    “- Quanta gloria dà a Dio la Messa? 

   - Infinita gloria. 

   - Che benefizi ricevo ascoltandola? 

   - Non si possono enumerare. Li vedremo in Paradiso. 

   - In quale momento della Messa soffri la flagellazione? 

   - Dal principio all’ultimo, ma più intensa da dopo la consacrazione. 

  - Quando fai la santa comunione che devo dire? 

  - Chiedi che sia anch’io un altro lui, tutto lui e sempre lui". 

   Meravigliosa catechesi sulla Santa Messa e sull’Eucaristia. Leggete, ascoltate, riascoltate, meditate, e contemplate: il grande e Divino Mistero d’amore di un Dio versato sulle sue creature. Un Dio che Padre Pio ci aiuta a conoscere, mirare, riamare degnamente, grazie allo Spirito di Cristo che è in noi.

   Il Concilio Vaticano II doveva rinnovare dal di dentro la Chiesa Cattolica, e invece ha creato tutti i presupposti per farla aderire alle logiche, alle abitudini, e alle tendenze del mondo. Spetta a noi, Resto del nuovo Israele, con la nostra preghiera la nostra testimonianza, e il vero annuncio di Cristo e del Vangelo, impegnarci perché la Chiesa Cattolica recuperi quell'identità che ha smarrito in questi decenni.

   Il sacerdote salesiano don Luigi Ripoli ha lasciato questa testimonianza: “Quello che più profondamente colpì il mio spirito fu il modo con cui Padre Pio celebrava la santa messa. Anch’io da molti anni offro giornalmente a Dio il divin sacrifizio, ma confesso che il mio cuore e la mia mente non erano mai stati così ben penetrati dalla sua meravigliosa grandezza, come quando lo vidi celebrare dal Padre Pio. E, mentre egli celebrava, ed io ero genuflesso ai piedi dell’altare…, le più intime fibre del mio essere hanno vibrato per sentimenti di commozione e di dolcezza, quali non avevo avuto occasione di provare in passato”.