LA STORIA, L'ARTE, I MONUMENTI
Fondata secondo la leggenda da Diomede, Benevento è una città le cui origini si perdono nel tempo.
Da antiche monete emerge, attraverso i millenni, il suo nome primitivo: MALIES. Da qui la trasformazione in Maloenta, Maloenton, Maleventum e finalmente Beneventum grazie alla vittoria riportata nel 275 a.C. dai romani contro Pirro.
La città era una delle capitali dell'antico Sannio, il cui popolo, fiero e valoroso, aveva dei fondamenti etici che tuttora restano patrimonio inalienabile della Gente Sannita. I Sanniti umiliarono l'esercito romano, in marcia su Benevento, nella conca di Caudio. Da qui il nome di Forche Caudine. A capo dell'esercito Sannita era Caio Ponzio Telesino.
Un tesoro che tutto il mondo c’invidia
L’ARCO DI TRAIANO A BENEVENTO
È il più bello di tutti gli archi trionfali romani e ha saputo vincere l’usura del tempo e l’incuria degli uomini. È l’arco di Traiano di Benevento, e, “come afferma giustamente lo Hamberg, «la più grandiosa e variata rappresentazione allegorica di vita politica lasciataci dall’arte romana»”.
Donato Calabrese
Guida turistico-religiosa patentata della Regione Campania
È il più bello di tutti gli archi trionfali romani e ha saputo vincere l’usura del tempo e l’incuria degli uomini. È l’arco di Traiano di Benevento, e, “come afferma giustamente lo Hamberg, «la più grandiosa e variata rappresentazione allegorica di vita politica lasciataci dall’arte romana»”.
Come scrive Lino Rossi, nella sua opera Rotocalchi di pietra, l’arco di Traiano “è latore di un messaggio programmatico celebrativo che traluce in splendide forme e in esemplari sintesi allegoriche la politica economico-sociale (alimenta), la politica interna (rapporti con Roma, il Senato, l’amministrazione statale) ed estera (Germania, Dacia, Mesopotamia?), la politica commerciale, dei trasporti e dei lavori pubblici (viabilità, porto di Ostia, ponti) di Traiano; tutto nel segno della rigorosa osservanza dei valori etico-religiosi e del patrimonio tradizionale romano, propria nell’Ottimo Principe. La guerra come tale non vi ha posto, se non nella sua trasposizione conclusiva finale”.
Un faro di cultura e di spiritualità, voluto da Paldo, Taso, e tato: tre giovani Beneventani vissuti tra la fine del settimo e l’ottavo secolo.
L’ABBAZIA BENEDETTINA DI SAN VINCENZO AL VOLTURNO
Al di là delle influenze e possibili interferenze dei due poteri, del Papa e dei longobardi, è essenziale porre l’accento sul fatto che la nascita e lo sviluppo di questa prestigiosa comunità monastica benedettina sia dovuta soprattutto alla radicale caratterizzazione cristiana ed evangelica dei tre santi fondatori Beneventani: Paldo, Taso, e Tato. Quindi, anche a San Vincenzo al Volturno è avvenuto ciò che lo Spirito di Cristo ha suscitato nel Popolo di Dio d’oriente e d’occidente, con la creazione e la crescita di cenobi, di abbazie, di monasteri, che per tutto il medioevo esercitano una grande influenza etica, cristiana, culturale, sul mondo cristiano, e non solo. Tutto è nato in oriente con Sant’Antonio Abate e i Padri del deserto. San Benedetto da Norcia ha, poi, iniziato in occidente, quella vita monastica e radicalmente cristiana ed evangelica fondata sulla sua regola, composta a Montecassino verso l’anno 540, prendendo spunto da regole precedenti, in particolare quelle di san Giovanni Cassiano e san Basilio, ma anche san Pacomio e altri.
Donato Calabrese
L’abbazia benedettina di San Vincenzo al Volturno viene fondata, tra la fine del VII e gli inizi del VIII secolo, da tre giovani beneventani: i fratelli Tato e Taso, e il loro cugino Paldo.
Desideroso di un distacco dal mondo, Paldo e i suoi due più giovani compagni e consanguinei, i fratelli Tato e Taso, abbandonano Benevento e il contesto aristocratico urbano della capitale longobarda del Ducato, per intraprendere un pellegrinaggio, prima a Roma e poi in Francia, alla ricerca di un luogo dove vivere nella pace e nella preghiera.
Desiderosi di condurre vita ascetica, Paldo, Tato e Taso (chiamati pure Paldone, Tatone, e Tasone), sono dissuasi dal recarsi nelle Gallie dall’abate di Farfa, Tommaso di Morienna, ed acconsentendo ai desideri dei familiari e parenti di Benevento, tornano nel Sannio, precisamente ai piedi delle vette delle Mainarde, nell’alta valle del Volturno, oggi provincia di Isernia (siamo sempre nei territori dell’antico Sannio e del Ducato longobardo di Benevento), dove fondano il cenobio di San Vincenzo nei pressi di un oratorio dedicato a questo martire. Anche il duca di Benevento Gisulfo I (686-703) appoggia l’iniziativa, donando terreni incolti che vanno a costituire la terra sancti Vincentii e dove, tra la fine del VII e gli inizi dell’VIII secolo, è ricostruita, probabilmente con funzione di prima chiesa abbaziale, una basilica funeraria del V secolo.
Donato Calabrese, Storico di Padre Pio e Cultore della Storia di Benevento, con particolare riguardo al patrimonio culturale cristiano
RADICATA NEL CRISTIANESIMO
Benevento è la città dai cento volti ma radicata nel Cristianesimo delle origini. S.Gennaro, S. Artelaide, S.Benedetto da Benevento, S.Giuseppe Moscati, S. Pio da Pietrelcina, sono nati e vissuti in questa Terra del Sannio che ha accolto i primi germi della nascente religione cristiana. A Maria Santissima la città è legata da un amore straordinario e tenerissimo. Ma si tratta pur sempre di un amore bisognoso di crescere e maturare per edificare la civiltà dell'amore e della pace.
Dal culto pagano di Iside a quello cristiano della Madonna delle Grazie
MIRANDO LA MADONNA DELLE GRAZIE, SI RICONOSCE
LA MADONNA ODIGITRIA, DIPINTA DA SAN LUCA
Non vi può essere confronto tra il mito e la storia, tra la leggenda di Iside e la Storia vera di Gesù Cristo, figlio di Maria di Nazaret, nato nel mondo al culmine di un lungo percorso Biblico compiuto da Dio insieme col suo popolo Israele. E allora si comprende che, sebbene ci fossero delle analogie tra il mito di Iside e la Storia vera di Maria, madre di Gesù, non vi poteva essere alcuna competizione tra il mito e la Storia, soprattutto quando la vita reale di Gesù, Figlio di Maria, è stata interamente segnata dalla testimonianza degli apostoli che hanno vissuto con Lui e hanno affrontato il martirio per testimoniare la loro coerenza con quanto hanno annunciato.
Nel precedente scritto ho avuto modo di dire che il passaggio dal paganesimo al cristianesimo, è avvenuto gradualmente, nei primi secoli dell’era cristiana, valorizzando anche i punti di aggancio tra il culto pagano (quello di Iside in particolare) e quello cristiano, visto che la figura simbolica di Iside e di Horus ha delle affinità con Maria di Nazaret e suo figlio Gesù.
Tali attinenze appaiono chiaramente nell’arte figurativa. Infatti, l’immagine più conosciuta di Iside, almeno per me, è quella che la raffigura nella classica posa: la dea seduta offre il proprio seno al piccolo Horus per allattarlo.
IL CHIOSTRO DI SANTA SOFIA
16/03/20 Patrimonio dell'UNESCO
TELEBENE, la Televisione spirituale, ha realizzato un nuovo video in 4K (Ultra HD) più completo del precedente.
Per vederlo basta andare alla pagina dedicata al Chiostro di Santa Sofia. Chiostro di Santa Sofia a Benevento
La JANUA MAJOR
14/02/20 Le porte di bronzo
La Janua Maior, la porta di bronzo della Cattedrale di Benevento, è stata definita, da Adolfo Venturi, come "il maggior poema sacro dell'età romanica nel Mezzogiorno d'Italia".
Creata da due artisti successivi, la porta è composta di due battenti e complessivamente divisa in 72 pannelli delimitati da una doppia cornice di ovuli fissati, ai punti di intersezione, da rose in rilievo. Quarantatre di questi pannelli narrano la storia di Cristo, a partire dall'annunciazione a Maria (primo pannello in alto a sinistra) fino all'ascensione di Gesù. Venticinque pannelli raffigurano l'arcivescovo metropolita di Benevento ed i ventiquattro Vescovi suffraganei, quelli che facevano parte, tra il XII ed il XIII secolo, della Chiesa metropolitana Beneventana. Infine, in quattro pannelli sono rappresente teste di leoni con anelli. Di tutti questi pannelli sono arrivati fino a noi quasi tutti, tranne qualcuno danneggiato o distrutto dagli eventi bellici.
Benevento, città dai mille volti
Nella Valle del Sabato e del Calore
Adagiata nella conca dove confluiscono i fiumi Sabato e Calore, Capitale dell'antico Sannio, città romana, cuore della Longobardia minor,isola Pontificia nel sud Italia, Benevento è la città dai cento volti ma radicata nel Cristianesimo delle origini.
S.Gennaro, S. Artelaide, S.Benedetto da Benevento, S.Giuseppe Moscati, S. Pio da Pietrelcina, sono nati e vissuti in questa Terra del Sannio che ha accolto i primi germi della nascente religione cristiana.
A Maria Santissima la città è legata da un amore straordinario e tenerissimo. Ma si tratta pur sempre di un amore bisognoso di crescere e maturare per edificare la civiltà dell'amore e della pace.
Origine di Benevento
Maloento o Benevento (Beneventum) fu innalzata nel luogo dove riuniscono le loro acque il Sabato e il Calore, e fu cospicua città ed antichissima. La origine di essa è circondata da favolose tradizioni: i Pelasgi pare fossero stati i primi fondatori; la tennero quindi i Sanniti, e quindi i Romani; e furono questi che cambiarono il nome di Maloento in quello di Benevento...
"L'ITALIA MERIDIONALE o L'ANTICO REAME DELLE DUE SICILIE," (Giuseppe De LucaEdward , Napoli, 1860, 62)
Benevento vista da alcuni illustri viaggiatori
"... NULLA IN ITALIA È PIÙ ANTICO DI BENEVENTO" (Edward Hutton, Naples and Campania revisited, London, Hollis and Carter, 1958)
“Meritò anche in quelli tempi da Paolo Diacono esser chiamato Benevento Città opulentissima, e Capo di più Provincie: Città reputata allora la più colta, e la più magnifica di quante n’erano in queste nostre Provincie….. E quando in Italia eran le lettere quasi spente, e toltone i Monaci, presso gli altri vi era una somma ignoranza, Benevento solamente in mezzo di tanta barbarie, seppe nel miglior modo che poté mantener la letteratura” (Pietro Giannone, Istoria Civile del Regno di Napoli, Tomo primo, A spese di Errigo – Alberto Gosse e comp., 1753, 376, digitalizzato da Google).
“Si trova a Benevento un orgoglio civico e storico maggiore che nelle altre città provinciali campane; testimoniato da una rivista «Samnium», diretta dal professor Alfredo Zazo, il direttore del museo. Benevento non è Napoli, e ci tiene a farlo sapere. Già la loro indole, mi fanno notare i beneventani, differisce di molto da quella del resto della Campania: più dura, più chiusa, più alpina” (Guido Piovene, Viaggio in Italia, Baldini Castoldi Editore, IV Edizione 2005-2007, 496-497).
Benevento nella Letteratura
“L’esercito di Carlo giunto sul vertice dei monti vicini ammirava la città di Benevento tanto famosa per la bellezza, e antichità sue, non meno che per le superstiziose credenze dei popoli.
La sua origine si smarrisce nelle tenebre della mitologia, se bene non manchino scrittori che affermino averla edificata Diomede re degli Etoli dopo la guerra trojana. ”(Francesco Domenico Guerrazzi, La Battaglia di Benevento, Baudry, Libreria Europea, Parigi, 1835, 294-295).
Nel Sannio il Cristianesimo ha trovato terreno fertile, favorito dall'ethos di un popolo di antichissime origini e saldissimi principi morali. Non potevano non allignare, in questa Terra Santa di Dio, figure straordinarie come Gennaro, vescovo di Benevento, Festo e Desiderio, pure di Benevento, i tre giovani Beneventani: Paldo, Taso, e Tato, che, animati da uno spirito di ricerca di Dio, fondarono, nell'VIII secolo, l'abbazia di San Voncenzo al Volturno. E altri ancora, come Benedetto da Benevento, artefice, con un gruppo di missionari, dell'evangelizzazione della Polonia, morto martire. L'abate Desiderio di Montecassino: Beneventano purosangue, divenuto Papa Vittore III, e, dulcis in fundo: Giuseppe Moscati, nato a Benevento, e Padre Pio da Pietrelcina, non Beneventano ma Sannita, essendo nato santo e cresciuto santo, custodendo, per tutta la sua vita, l'eredità sannitica perfettamente sposata con quella evangelica della sua appartenenza al "Biondo Nazzareno".