Padre Pio da Pietrelcina

"Uno squarcio di Cielo sul mondo"

   Padre Pio: i primi anni sul GarganoDi Padre Pio da Pietrelcina restano impresse nella mente e nel cuore le immagini legate alle stigmate, l'oblazione di sé a Dio, le grazie ed i miracoli operati per la sua intercessione, il ministero sacerdotale sublimato sull'altare e nel confessionale, l'amore a Gesù crocifisso ed alla Madonna. Eppure, a parte questi aspetti che appartengono alla dimensione di fede del frate stigmatizzato, ce ne sono alcuni profondamente umani che smentiscono quell'immagine severa, ma non veritiera, che lo accompagna. 

   Dietro la scorza dura del frate burbero, Padre Pio nasconde una tenerezza straordinaria che palesa in tanti momenti di intimità familiare e di vita religiosa. Sono i momenti più nascosti della sua vita, delle sue relazioni con gli amici, a farci conoscere un frate dotato di grande dolcezza e sensibilità d'animo. 

   Padre Benedetto da S.Elia, che è stato vicino a Lui ed è il diretto testimone della sua dipartita da questo mondo, dice che Padre Pio ha un cuore d'oro e tante volte si comporta, nella sua semplicità e nella manifestazione dei suoi affetti, come un un'eterno bambino, esultante alle sorprese che gli si procurano, dalla presa di tabacco all'offerta di un cioccolatino. 

   Un uomo che apprezza pienamente la gioia dell'amicizia e che si mostra sempre sensibile ad ogni minima cortesia, ricambiando in preghiere e grazie. Un forte senso di umanità e di bontà che si riversa verso tutti, a cominciare dai suoi cari, ai parenti, ai figli spirituali, ai confratelli, ai devoti. (Cfr. Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ed. omonine, S.Giovanni Rotondo, p.390 ss.). 

   Ecco come manifesta la sua gratitudine in una lettera inviata ai genitori: "Una voce pare che mi parli al cuore col farmi sentire tutta la riconoscenza e la pienezza degli obblighi che ho verso di voi, che foste e siete ognora le persone da me più amate". (Cfr. Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ed. omonime, S.Giovanni Rotondo, p.390 ss.). 

   Si è già accennato più volte all'affetto trabocchevole di Padre Pio verso mamma Peppa. Ci piace qui riportare un bellissimo dialogo avvenuto il 5 dicembre del 1928 sulla piazzetta del convento di S.Giovanni Rotondo. Mamma Peppa incontra il figlio e gli prende una delle mani piagate. Poi, mentre la bacia gli dice:"Padre Pio, ti bacio la mano per zia Libera, per zia Pellegrina, per zia Filomena......" e tante altre zie Giuseppa Di Nunzio, mamma di Padre Pioe parenti. Poi, guardandolo teneramente, esclama :"E adesso la bacio per me". 

   Ma a queste parole, il figlio ritrae subito le mani, rispondendo: "Questo mai! Il figlio deve baciare la mano alla mamma e non la mamma al figlio". 

   L'espressione del volto e soprattutto di quel suo sguardo profondo, ma nel contempo infantile, candido come quello di un fanciullo senza malizia, rivelano in Padre Pio "un che di così semplice, di così buono, talora di così infantile, che ispira simpatia e desta l'impressione di una grande sincerità..... La umiltà e la modestia... caratterizzano il suo spirito... La umile devozione che sempre dimostra verso i suoi superiori, l'amore fraterno che lo unisce a tutti coloro che lo circondano, l'austera severità con la quale, nonostante l'abituale dolcezza dei tratti, adempie al suo ministero, sarebbero di per sé elementi sufficienti ad esprimere il valore e l'equilibrio della sua psiche". 

   Padre Pio è spesso allegro, sorridente, quasi burlone. Carlo Campanini, il celebre attore di tanti film e spettacoli di rivista, gli chiede, un giorno, come possa essere suo figlio spirituale se poi, la sera, è costretto a fare il buffone sul palcoscenico. Tra il serio ed il facelto il Padre gli risponde: "Figlio mio, a questo mondo ognuno fa il buffone meglio che può nel posto nel quale l'ha messo il Signore". 

   Un Padre Pio allegro, simpatico, burlone, sembra così diverso da quello che molte volte appare in mezzo alle folle dei fedeli. E' un atteggiamento diverso per cercare di tenere a bada la devozione dei fedeli che, molte volte, rasenta il fanatismo. E' lo stesso Padre Pio a confidarlo al suo superiore padre Carmelo da Sassano:".....mi si buttano addosso come iene: mi stringono la mano come in una morsa, mi tirano le braccia, mi comprimono da ogni parte per arrivare a toccarmi... ed io mi vedo perduto, e devo fare il duro. Dispiace anche a me; ma se non mi diporto così, mi uccidono". 

   Ad un seminarista di Varazze che gli chiede scusa per averlo fatto arrabbiare, Padre Pio con tutta dolcezza risponde: "Ma no, figlio mio; le parole debbono essere esternamente qualche volta così, altrimenti ci ammazzano; internamente però mai va via la serenità, e sapessi quanto amo tutti!".

   Tra le tante conversioni avvenute sul Gargano, negli anni successivi al dopoguerra, quella di Italia Betti ha un particolare significato di credibilità. La Betti, professoressa di matematica nel liceo Galvani di Bologna, il 14 dicembre del 1949 si mette in viaggio verso S.Giovanni Rotondo. Ella è molto conosciuta negli ambienti politici Bolognesi, per le sue idee comuniste e per il suo impegno di segretaria provinciale dell'Unione Donne Italiane, oltre ad essere propagandista convinta ed entusiasta, delle idee marxiste-leniniste, nella Regione rossa dell'Emilia Romagna. Un'infaticabile sostenitrice del Comunismo, quindi.    Sembra strano, allora, che una donna fortemente radicata in tali ideologie, si metta improvvisamente in viaggio per S.Giovanni Rotondo: luogo di preghiera e di conversione, di spiritualità e di "Grandi ritorni" nelle braccia del Padre Misericordioso. Se non che, a quel viaggio, Italia Betti viene spinta dallo stesso Padre Pio che le appare in sogno. 

   Giunta sul Gargano, mentre si trova nella chiesetta di S.Maria delle Grazie, Betti che è molto malata, viene colta da uno smarrimento mentre Padre Pio sta celebrando la Santa Messa. 

   Dopo una notte trascorsa senza poter dormire, il mattino si presenta di nuovo nella chiesetta e si dirige subito verso il confessionale di Padre Pio. Quindi pubblicamente dichiara di abiurare a quelle stesse idee comuniste per le quali qualche giorno prima avrebbe dato addirittura la sua stessa vita. 

   Una trasformazione radicale avviene nel suo cuore di razionale professoressa di matematica che dall'ateismo marxista-leninista si converte, davanti a Padre Pio, alla fede nel Nazareno Crocifisso.

   All'ombra di Padre Pio la Betti comincia il suo itinerario di Redenta. Per prima cosa scrive al preside, ai colleghi docenti e ad alcuni suoi allievi del liceo Galvani, aprendo finalmente la sua anima: "Io ho conquistato la pace. Pregate per me". Queste le sue parole che esprimono un nuovo cammino di conquista e di rinuncia. Conquista di un'esperienza di Cristo che non ha potuto mai fare, ma quando Egli ti prende, ti avvolge nella consapevolezza di un Amore senza limiti, di cui questo semplice ed umile frate stigmatizzato è l'immagine più palpabile e vivente. Rinuncia che vuol dire lasciare alle spalle tutte le conquiste, il prestigio accumulato in questi anni di docenza in matematica in un prestigioso liceo Bolognese e fama di celebre comunista, per intraprendere l'itinerario cristiano del Nazzareno: "Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua". 

   Molti ex compagni di partito tentano tutto il possibile per fare tornare Italia Betti sui propri passi. Ma non ci riescono. La Betti non vuole più abbandonare S.Giovanni Rotondo. Lì vuole vivere all'ombra del sacerdote che l'ha riportata a Dio. Ed a S.Giovanni Rotondo morirà di tumore il 26 ottobre dell'anno successivo. Ora giace nel piccolo cimitero con l'abito di terziaria Francescana. 

   Le sofferenze e le gioie si alternano in modo significativo nella vita di Padre Pio, fino a renderla un "Rosaio" vivente nel quale la miriade di spine fanno da corolla ai tantissimi fiori di grazie che il Signore elargisce per mezzo di questo suo piccolo "strumento" di misericordia e di amore. 

   Il 6 giugno del 1954 Padre Pio celebra la sua prima Messa all'aperto, sul piazzale antistante la Chiesa. Grande il concorso di fedeli e pellegrini che accorrono a S.Giovanni Rotondo. 

   Tre anni dopo Padre Pio continua ad essere uno strumento di grazie attraverso il quale Dio manifesta la sua Potenza. 

 UNO STRAORDINARIO EPISODIO DI BILOCAZIONE E GUARIGIONE IN TERRA FRANCESE 

   Non è solo sul Gargano che avvengono miracoli e guarigioni prodigiose. Anche a distanza di migliaia di chilometri, lontano dal clima di fervida devozione che si respira a S.Giovanni Rotondo, avvengono fatti straordinari, come quello raccontatato da padre Onfroy sulla rivista Notre-Dame des Temps nouveaux, marzo-aprile 1958. La vicenda si svolge ad Alençon Il 29 gennaio 1957, e riguarda la famiglia Batonnier. Il figlio, Daniel Batonnier, colpito da meningite cerebrospinale acuta, è in punto di morte. Ricoverato in ospedale, si dibatte e delira contro i tormenti di un'agonia sempre più vicina. Il dottore dell'ospedale esorta la madre a farsi coraggio perché per la scienza medica non c'è niente da fare ed al bambino resta solo un giorno di vita. La madre, al colmo del dolore, confida le sue pene ad alcune persone vicine di casa. Una di loro la incoraggia e dice: "Signora, se le fa piacere, manderemo da parte sua un telegramma a un santo prete italiano, chiedendogli di pregare e di benedire un bambino che sta morendo". 

   Il telegramma viene subito inviato alle 13,30 dall'Ufficio postale di Alençon. Destinazione: Padre Pio da Pietrelcina, S.Giovanni Rotondo. 

   Alle ore 15 , la signora Batonnier sta vicino al figlio in ospedale. Daniele ha 41 di febbre ed è in preda a terribili convulsioni. La suora di servizio cerca di esortare la madre ad andarsene, per evitarle la pena di assistere alla morte del bambino. Ma all'istinto materno non si può comandare. La donna rimane accanto al figlio. 

   Alle 16 la febbre scende a 37. Il bambino torna normale. E' salvo. Il messaggio è arrivato al destinatario e la preghiera di Padre Pio lo ha guarito. 

   A questo punto la mamma torna a casa. L'indomani mattina torna in ospedale e vede Daniele completamente guarito. Al che il dottore esclama stupito:"Non ci capisco niente, suo figlio non solo è salvo, ma è completamente guarito!". 

   In preda ad una gioia indicibile, la mamma torna dalle vicine e partecipa loro l'avvenuta guarigione del figlio Daniele. Allora le vicine le danno da leggere un libro su Padre Pio. Sulla copertina è raffigurato il frate stigmatizzato. Tornando in ospedale con il libro sottobraccio, la mamma di Daniele si avvicina al figlio. Daniele guarda il libro e subito dice:"Oh!, mamma. Io lo conosco quel prete! E' già venuto a trovarmi due volte di mattino sul tardi. E canticchiava pure, per non farmi paura....Poi se n'è andato. E la mamma: "E' impossibile, figlio mio, che un prete, che si trova a tanti chilometri di distanza, sia venuto a trovarti.". 

   Non sapeva la mamma che Padre Pio aveva il dono della bilocazione e che per guarire questo bambino a lui affidato aveva percorso in bilocazione circa duemila chilometri. 

   Un miracolo che cambia la vita della famiglia Batonnier. I due genitori del piccolo Daniel, che non erano sposati, decidono finalmente di mettersi in regola davanti a Dio. 

   Intanto Daniel sussurra di tanto in tanto alla mamma: "Sai mamma, da grande mi farò prete...". 

  Il 4 aprile 1957 Padre Pio viene nominato da Pio XII direttore a vita della fraternità del Terz'ordine Francescano "S.Maria delle Grazie" e gli viene conferito il privilegio di guidare personalmente la Casa Sollievo della Sofferenza. Ma già si profilano, all'orizzonte, nuove e più possenti nubi, sul cielo del frate di Pietrelcina. Ad anticiparle, quasi come l'esperienza gioiosa del Tabor prima del Calvario, la Visita della Madonna di Fatima a S.Giovanni Rotondo. 


Chi è Donato

Donato Calabrese Autore di quesot Sito


Donato Calabrese

Storico di Padre Pio

Guida Turistico Spirituale per Pietrelcina

Donato Calabrese




Telebene 


è una televisione web cristiana impegnata nell'evangelizzazione e nella divulgazione della Buona Novella annunciata da Gesù Cristo, Figlio di Dio.

  Una Televisione web che vive ed opera senza alcun aiuto, senza fini di lucro, e senza alcun aiuto economico, ma solamente animata dallo spirito di servizio dei suoi collaboratori che gratuitamente hanno ricevuto e gratuitamente sono chiamati a dare. Questo è il vero, autentico, spirito che permea ogni anima che vive immersa nella dimensione mistica di un Dio che è amore, offre amore, e richiede amore gratuito dalle sue creature.

 

Telebene


cura il programma televisivo settimanale Vivere la Speranza, che è trasmesso, anche sul digitale terrestre, da TELESPERANZA di Benevento (Canale 98-603) e da TELEGOLFO, la Televisione del Golfo di Gaeta (Canale 810)



 Telebene 











Aggiornato al 1 ottobre 2021


Sito a cura di Donato Calabrese